Il porcetto sardo ritorna a Londra

CAGLIARI – Oltre mille persone hanno partecipato, nei giorni scorsi, alla sagra del porcetto sardo a Londra. Un miracolo dopo il periodo buio e i quattro anni di embargo che hanno confinato i suini nel perimetro isolano, rendendo quasi impossibile una festa a base di porcetto in Sardegna. L’iniziativa, fiera del Gusto Italia, è stata promossa dall’Associazione professionale Cuochi italiani in Uk e dall’Associazione italiana sommelier ed aveva come obiettivo quello di presentare al pubblico anglosassone una selezione dei prodotti enogastronomici italiani. Una vetrina di alto livello in termini di qualità e ricercatezza, che si è svolta nella grande ed elegante sala da ballo dello Sheraton di Park Lane, a cui hanno preso parte critici enogastronomici, esponenti del mondo dei media, operatori commerciali e rappresentanti delle istituzioni. Nell’occasione sono stati degustati 20 maialetti, 30 kg di salsiccia e 100 di porchetta, con ospite speciale Antonello Salis della Societa cooperativa La Genuina, padre del termizzato, la tecnica che ha permesso di ottenere l’anno scorso l’autorizzazione del ministero della Salute (limitata alla filiera composta dall’allevamento di Pierluigi Mamusa e dallo stesso Salis) per vendere la carne di suino termizzata anche fuori dall’isola. “E’ la dimostrazione che il mercato aspetta il nostro suino” commenta soddisfatto Antonello Salis che ha dovuto superare le Forche Caudine prima di vedere la luce delle autorizzazioni.

“Quest’anno supereremo abbondantemente i 15mila kg di produzione di termizzato – sottolinea -. Nonostante la cagionevolezza del sistema, infatti, riscontriamo ancora tanto interesse, grazie ad un prodotto di altissima qualità ed alla nuova tecnologia. A Londra gli operatori del settore lo hanno apprezzato, cogliendo il suo aspetto più innovativo che ora lo avvicina ad un target molto più ampio: si riducono a 20 minuti i tempi per cuocere un porcetto ed è accessibile a tutti. Aspetto colto anche in Sardegna – evidenzia – dove abbiamo raccolto molto interesse. Diverse salumerie specializzate hanno esposto con orgoglio i termizzati per la capacità di fare vetrina e brand. Ciò che ci chiedono fuori dall’isola è l’autorizzazione sine die all’export; serve certezza nel tempo per poter investire sul prodotto”. La carne di suino sardo, infatti, ha ottenuto il via libera per essere commercializzato fuori dai confini dell’isola il dicembre scorso, dopo 1490 giorni di confino. Un lascia passare a tempo, che scade il prossimo 16 dicembre.

“Abbiamo superato anche l’ennesima prova – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Prima la deroga per portare il termizzato in Expo (dove gli avanzi erano considerati alla stregua di rifiuti radioattivi), poi per la vendita in tutti i mercati. Ci è voluto un gioco di squadra per superare un percorso tortuoso e difficile, attraversato solo grazie alla passione, alla forza e alla testardaggine di quei pochi allevatori e trasformatori che hanno sempre creduto e investito nel suino sardo, non facendosi scoraggiare nei momenti più bui, quando molti si sono rassegnati e hanno ripiegato sulla carne di importazione”. “Nonostante 40 anni di peste suina, in questo settore vantiamo tra i migliori allevatori e trasformatori d’Europa – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –. In un anno sono riusciti a riposizionare il prodotto e farlo diventare di nuovo appetibile grazie al mix tra genuinità, tradizione e la tecnologia all’avanguardia. Oggi il porcetto può essere trasportato anche come bagaglio a mano grazie alla termizzazione e al confezionamento sotto vuoto”.

Nella foto un momento della “sagra” a Londra

S.I.