Joker, (dannata) favola d’oggi con musiche eccelse

ALGHERO – Quando “Hollywood” vuole crea dei capolavori. Al momento giusto. Perchè sa come e quando: basta scegliere il meglio. Del resto da una favola realizzare un film favoloso non è facile, ma, come sempre, partendo dalla massima qualità attoriale, di scrittura, musica, fotografia e regia si arriva a capolavori del genere. Joaquin Phoneix si sa, è un genio. Il fratello lo era di più, ma quella è un’altra storia, bella e dannata. Come lui, come questo film che ha fatto breccia pura nel grande pubblico a dimostrazione che la qualità, se proposta come si deve, premia sempre.

Nel film il dramma personale e disagio del protagonista, avvolto da diversi problemi psichici e fisici, un clown di Gotham City, si intreccia con un percorso di presa di coscienza del male rispetto al bene dove il primo può essere il secondo e viceversa. Dentro ci sono tantissimi simboli e significati tra cui la necessità di rivoluzionarsi per raggiungere qualcosa di nuovo e soddisfacente. Su tutto uno dei grandi problemi dei tempi moderni: l’incomunicabilità. Un’impossibilità a rapportarsi con gli altri superata dalla maschera che conduce alla “liberatoria” uccisione in diretta del classico presentatore tv (Robert De Niro). C’è una Gotham City ovvero New York scura, sporca e trasandata che però riacquista consapevolezza tramite la rivolta di piazza dei suoi abitanti guidati e mascherati da Joker.

Essenziale, come sempre nei capolavori, è la musica. Straordinaria e sublime, è concepita e realizzata dalla compositrice islandese Hildur Guðnadótti e si innesta ai brani che reggono la trama e che arrivano direttamente dal tipico crooning statunitense, ideale per le esibizioni danzanti del malefico pagliaccio, come per “That’s life“. Oppure nella già mitica scena delle scale dove Gary Glitter, storico leader della scena glam anni ’70, accompagna il ballo di Joaquin Phoneix (Arthur Fleck) in cui appare non molto distante da Richard D. James diretto dal genio dei geni Chris Cunningham o il Malcom McDowell di Arancia Meccanica. Nell’arte la bellezza ritorna sempre di moda.

Stefano Idili