Aggressioni a Cagliari: lettera shock

CAGLIARI – Anche in questo caso, come in altri, la politica pare distante anni luce delle reali problematiche della cittadinanza. Un luogo accogliente come Cagliari sta diventando un posto dove regnano paura e terrore. E non si tratta di esagerazioni. Infatti non si contano più gli episodi di violenza legati, come da quasi quotidiane testimonianze, alla massiccia presenza di stranieri giunti con gli sbarchi. Spesso si tratta di algerini che, come nell’episodio riportato, hanno aggredito una giovane donna nel centro del capoluogo sardo. Com’è evidente siamo davanti a persone che non scappano dalla guerra (in Algeria non c’è alcun combattimento) e stanno arrivando, seppur in numeri limitati, ma senza alcun controllo. Questo sta diventando un vero allarme sociale. Sempre più diffuse le denunce attraverso i social e le forti critiche contro le Istituzioni locali, regionali e nazionali che, con gli organismi preposti, dovrebbero attivare quanto possibile per arginare quest’ondata di violenze. Riportiamo qui di seguito la confessione/denuncia di una cagliaritana.

Nella foto (postata dalla persona aggredita) il momento della denuncia

S.I.

Intorno alle 22:40 SONO STATA BRUTALMENTE AGGREDITA DA UN ALGERINO.
Ero a Cagliari in via Campidano, ferma davanti al ristorante Opera Prima, con il volto girato verso l’ingresso del locale.
SONO STATA SCARAVENTATA IN TERRA E MI È STATO STRAPPATO IL TELEFONO DALLE MANI.
Ho da subito urlato a squarciagola, rialzandomi da terra e mettendomi a inseguire il ragazzo per tutta via Pirastu (la strada che collega via Campidano a viale Diaz lato palazzo dell’Enel) continuando a urlare ininterrottamente. Proprio in questa via c’erano tre miei connazionali, tutti uomini, che alla vista della scena hanno ben pensato di far largo alla sfrenata corsa dell’Usain Bolt algerino mentre io continuavo a pregare il loro aiuto con tutta la voce che avevo in corpo. Non so chi siate ma…COMPLIMENTI!!!
Ho perso le tracce del giovane delinquente davanti al palazzo dell’Enel.
Nel mentre, dal locale, avevano avvertito i Carabinieri che mi hanno rintracciata poco dopo e mi hanno convocata vicino a piazza Matteotti.
LUI ERA LI, con la sua felpa rossa, i pantaloni mimetici e la nuca rasata, ma del del mio telefono nemmeno l’ombra (chissà dove l’avrà nascosto!).
L’HA RICONOSCIUTO ANCHE UN ALTRO SIGNORE, anch’egli convocato dai carabinieri, che si trovava a pochi metri da me durante l’aggressione.
È stato perquisito insieme a tutta la sua compagnia e dalle tasche tiravano fuori banconote da 50€ a gruzzoli di tre e quattro…NULLA DI STRANO, vero?
Poi è stato ammanettato e portato in caserma. Eravamo insieme, nella stessa stanza. Sono stata interrogata.
LUI È STATO MUTO, TUTTO IL TEMPO, CON UN SORRISINO SUBDOLO STAMPATO SULLA FACCIA.
Volete sapere un altro “scoop”? Possedeva già il foglio di espatrio per lasciare l’Italia entro sette giorni.
I Carabinieri, a cui oggi vorrei fare una statua per quanto mi hanno aiutata almeno a gestire lo spavento, hanno chiamato la PM di turno per convalidare l’arresto MA NON È STATO CONCESSO, perché il telefono in fondo non lo aveva…
RICAPITOLANDO io l’ho riconosciuto, mi ha aggredita, c’era un testimone, ma non è stato colto in flagranza di reato.
Adesso mi domando:
DOMANI SARÒ PIÙ SICURA USCENDO DI CASA?
MI TROVO IN UN PAESE GIUSTO?
Del telefono non me ne frega nulla, ma mi sono beccata uno spavento che non augurerei MAI a nessuno. Non lo auguro al PM, non lo auguro alla Boldrini, non lo auguro a tutte le persone a cui sarebbe “facile” in questi casi e con questa rabbia addosso augurare. Non è pelle, non è credo, non è religione. E’ vedere i miei diritti calpestati, il rispetto demolito, le forze dell’ordine inermi, in nome di cosa? Del buonismo? Del lavarsi la coscienza? Ditemelo voi perché io, in questa notte, non trovo più risposte, ma solo sconforto.