Un territorio troppo isolato non ha futuro

ALGHERO – Costo dei biglietti alle stelle, minori frequenze, taglio dei voli (solo 7 da e per Alghero!) e si aggiunge la ciliegina degli orari, in Continuità, totalmente scomodi e non allineati con le reali esigenze d un popolo che o si muove tramite aerei o, di fatto, è totalmente isolato.
Nonostante questo, ed è l’estremo paradosso della Sardegna e ancora di più del Nord Ovest dell’Isola, si propongono (con grandi esborsi di risorse pubbliche) eventi ed eventini che non potranno che vedere come frequentazione e partecipazione residenti o al massimo villeggianti provenienti dai centri limitrofi; salvo che anch’essi non organizzino l’ennesimo “grande artista”.
Questa è la situazione da fine ottobre fino ai primi di aprile. Eppure, a parte qualche lampo critico, nelle assisi preposte poco o niente se ne parla. L’Aeroporto appare come un “astronave” lontana anni luce dal territorio e ancora di più dalle varie rappresentanze, politiche e non solo. E tutto questo nonostante una reiterata disponibilità al dialogo paventata, da diversi anni, dai vertici di Sogeaal.
Insomma, nonostante annunci e rassicurazioni, la fotografia è sempre la medesima. Eppure, nonostante nessuno abbia la bacchetta magica, viste ovvie insufficienze nell’attrattività della bassa stagione (a partire dai lacunosi servizi e trasporti pubblici locali e dall’assenza di struttura al chiuse importanti  per ospitare eventi e dalla necessità di implementare, con rilevanti iniziative di richiamo internazionale, vedi spettacoli, mostre, concerti, etc), con delle azioni concrete si potrebbero lasciare operativi, anche nei “mesi freddi”, almeno un paio di tratte estere e nazionali, oltre le esigue già presenti.
Tutto questo in attesa (già piuttosto in ritardo) della “panacea” dell’attivazione del così detto “bando nuove rotte”. Iniziativa, nata con la Regione a guida di Centrodestra e portata avanti dall’attuale assessore Turismo Cuccureddu. La speranza è che, anche Alghero e in generale l’area del Nord Ovest, ne possa trarre giovamento. Una cosa è certa: non basterà attivare alcuni voli con le capitali europee per dare vita a flussi strutturati e continui, il territorio dovrà essere (più) attrattivo, sempre o quasi. Altrimenti si rischia di fare la fine dell’era Ryanair, quando a fronte dell’attivazione di numerosi voli, il dato di “loading factor” (ovvero la percentuale di caricamento degli aeromobili), già dopo un paio di anni, già quasi risibile. Ovvero: gli arrivi c’erano, ma chi sbarcava raramente ritornava.
Il tema dei traporti, da quelli locali a quelli aerei e navali. E’ fondamentale. Non solo per le ricadute economiche e dunque per la creazione di benessere e lavoro strutturato (cose che mancano sempre di più con condizioni sociali difficoltose), ma anche per un accrescimento culturale, necessità primarie come gli arcinoti “viaggi della speranza” (viste le persistenti carenze sanitarie) e anche per il tempo libero. Un territorio isolato o connesso al mondo solo per pochi mesi è destinato all’oblio.
Stefano Idili