Referendum: pericoli per la Sardegna

ALGHERO – Si avvicina la data del referendum (domenica 4 dicembre). Un voto che oramai ha preso dei risvolti prettamente politici anche per la scelta del Premier Renzi di personalizzare la proposta di Riforma Costituzionale. Ma per tornare al nocciolo della questione è giusto dare spazio ad interventi, come quello dell’avvocato Mario Tocci, docente di Beni Culturali ed esperto di temi costituzionali, nonchè rappresentate del “Circolo Terrestri”, neo organismo nato all’interno del progetto “Energie per la Sardegna”. Di seguito l’intervento integrale pubblicato anche sulla rivista Affari Italiani.

“Un’importante e spinosa problematica verrebbe ad affliggere l’ordinamento giuridico italiano se nella consultazione referendaria del prossimo 04 dicembre il corpo elettorale dovesse approvare la riforma costituzionale proposta dall’Esecutivo guidato da Matteo Renzi.
In particolare la Sardegna (ma il discorso può essere affrontato con riguardo a tutte le altre Regioni ad autonomia limitata) rischia, molto concretamente, di restare priva di rappresentanti – o comunque di avere una rappresentanza limitata – nel nuovo Senato delle Autonomie.
L’articolo 17 dello Statuto Regionale della Sardegna, approvato con legge costituzionale, prevede il divieto di cumulo della carica di senatore con quella di consigliere regionale.
Ciò significherebbe, pertanto, che i senatori sardi potrebbero essere individuati soltanto tra i sindaci, come tali privi di quell’esperienza amministrativa globale e di ampia visione attorno a cui pure ruota il requisito professionale dell’inquilino tipo del nuovo Palazzo Madama.
Senza tacere che i sindaci e i consiglieri regionali non sono fungibili!
Un gap per la Sardegna, dunque.
Dal punto di vista giuridico non appare convincente l’interpretazione suggerita da alcuni pur eminenti costituzionalisti secondo cui, in virtù del disposto dell’articolo 12 delle Preleggi, l’approvazione di una disposizione successiva abroga la precedente rispetto a cui sia incompatibile.
Tuttavia va osservato che le Preleggi sono disposizioni preliminari al Codice Civile e quindi contemplano criteri non applicabili alla Costituzione, fonte normativa gerarchicamente sovraordinata.
D’altronde nemmeno si giustificherebbe un processo di abrogazione implicita delle norme costituzionali, la cui revisione è sottoposta a un procedimento molto gravoso.
Si consideri, poi, pure che il menzionato articolo 17 dello Statuto Regionale della Sardegna contempla il divieto di cumulo delle cariche di consigliere regionale e sindaco di Comune con popolazione superiore a diecimila abitanti. Potrebbe allora affermarsi che, se il sindaco di Comune medio-grande non può essere consigliere regionale e il consigliere regionale non può essere senatore, per la proprietà transitiva detto sindaco non possa ricoprire la carica di senatore.
Per nulla astratto sarebbe allora il pericolo dell’elettorato passivo per i soli sindaci dei Comuni più piccoli.
E, ancora, si pensi all’eventualità della decadenza di un sindaco-senatore a cagione di provvedimento amministrativo o giurisdizionale. Tale provvedimento avrebbe incidenza anche sullo status di parlamentare dell’interessato? Servirebbe il vaglio della Giunta per le Elezioni, organo – almeno nell’assetto normativo attuale – titolare in via esclusiva della potestà di verifica dei titoli di eleggibilità dei senatori? E, se occorresse, questo vaglio potrebbe essere di segno contrario al provvedimento decadenziale in questione?
Eguali considerazioni valgono anche per le sospensioni di cui alle disposizioni della legge “Severino”, ove l’ulteriore elemento problematico sarebbe costituito dalla transitorietà della preclusione. Ipotizziamo un Senato a composizione variabile nel tempo? E quale sorte toccherebbe agli atti non definitivi cui avrebbe partecipato il senatore sospeso?
Invero la Corte Costituzionale sarebbe fin da subito deputata a sciogliere i nodi così prospettati, la cui esistenza dimostra come la proposta riforma costituzionale sia viziata ab origine”.

Nella foto l’incontro dei due comitati del No che ha visto l’intervento del professore Mario Tocci (sulla sinistra)

S.I.