Inchiesta Fondi: terremoto politico

ALGHERO – L’inchiesta sui “Fondi ai gruppi” rappresenta un vero e proprio terremoto politico. Non (solo) per l’entità delle pene che sono già stata assegnate ai primi condannati e quello che saranno affibbiate a breve, ma perché è oggettivo che questa “bubbone” giudiziario una volta esploso avrà un impatto deflagrante sulle carriere dei politici ritenuti responsabili. Certo la prescrizione non è molto lontana, anche se già entro metà dicembre arriverà la decisione del Gup sulla conferma, o meno, del “rinvio a giudizio”, ma resta la gravità del reato di un uso illegale di soldi pubblici. Non molto lontano da quella che fu “Tangentopoli”. Per questo in molti paragonano, con le dovute e ovvie differenze, l’azione di Marco Cocco a quella del suo ex-collega Antonio Di Pietro e il suo famoso, o meglio famigerato, pool di “Mani Pulite”.

Erano altri anni e un’altra Italia, ma resta la similitudine dell’uso fuori legge di somme di denaro non proprie e soprattutto del tramonto di una classe dirigente di politici che fino ad allora avevano fatto il bello e il cattivo tempo. Certo nel caso dei “Fondi ai gruppi” la colpa non è solo nell’uso specifico, ma nella mancata giustificazione e certificazione di esso che comunque doveva essere connesso a fine coevo a scopi politici e non altri. Insomma, come spiegato recentemente da illustri rappresentanti del mondo togato, senza “pezze giustificative” e motivazioni chiare ed evidenti, connesse all’attività di consigliere regionale, la condanna è praticamente certa.

Anche per questo gli “effetti tellurici” di tale azione del Tribunale di Cagliari col supporto dei Carabinieri e Guardia di Finanza non potranno che essere molto potenti. Del resto tra gli esponenti rientranti nell’inchiesta ci sono moltissimi big. Un elenco bipartisan. Centro, destra, sinistra e poi anche la civica isolana Progetto Sardegna e componenti di altri gruppi che si sono trovati a governare proprio quando è esplosa la vicenda. A quanto risulta dagli elementi a disposizione Ornella Piredda, ovvero la dipendente regionale che tramite un esposto ha attirato le attenzioni della Magistratura, era stata anche messa all’angolo per aver provato ad avvisare alcuni dei politici dell’uso improprio dei soldi a disposizione dei gruppi. Nonostante questo non ci fu un rallentamento di tale “allegro andazzo”. Per questo si parla di “peculato aggravato e continuato”.

Di fatto, volenti o nolenti, questa vicenda, come appunto accadde ad inizio anni ’90, ovviamente in scala minore, andrà a rappresentare una rivoluzione in ambito politico. Già a livello nazionale le reiterate vicende giudiziarie, oltre che il naturale trascorrere del tempo, stanno “mancando in cantina” quasi un’intera classe politica e anche a livello locale sarà così. Del resto come dicono alcuni illustri commentatori politici: senza interventi esterni è molto difficile che il “sistema” si auto-rinnovi e che qualcuno decida di passare la mano. E ciò anche quando ci sono pendenze molto gravi come quella dell’uso illegale dei fondi ai gruppi.

Nella foto Antonio Di Pietro e Marco Cocco

S.I.