Turismo, tasse e consulta: un fallimento

ALGHERO – A prescindere da simpatie, antipatie, estrazioni politiche e sociali, una città come Alghero, per motivi arcinoti, dovrebbe, non solo tutelare gli imprenditori turistici, ma sostenerli e soprattutto ascoltarli. Categoria che, già da tempo, raccoglie i comparti più disparati: dal commercio all’enogastronomia passando per l’arte fino all’agricoltura. Tutto oggi è marketing, dunque turismo. “Secondo voi, perchè la Coca Cola, pur essendo un colosso mondiale delle bibite, continua ad investire miliardi in pubblicità?”. E’ la domanda che ieri il presidente del Consorzio Riviera del Corallo Stefano Visconti, realtà che raccoglie il 60% delle strutture cittadine, ha posto durante la conferenza stampa riguardante la “tassa di soggiorno” ideata e applicata dal sindaco Mario Bruno e i suoi (mancati) effetti sul territorio e in particolare proprio sul settore di provenienza. La risposta: “i mercati dimenticano in fretta e Alghero, se non farà le azioni dovute, sarà dimenticata”.

Marketing, dunque. E proprio su questo fondamentale aspetto l’attuale amministrazione ha investito solo 10mila euro (in co-partercipazione con la Meta dopo la creazione di un progetto del Consorzio), è stato detto dagli albergatori. Una pazzia, nel 2015, anzi un suicidio. Quando la concorrenza è sempre più accanita e proprio la pubblicità è veramente, in questo caso, l’anima del commercio. Eppure niente. Ma non solo. Come evidenziato dagli operatori, che ricordiamo ieri erano presenti in massa, in rappresentanza di tutte, ma proprio tutte le categorie, dunque Stefano Visconti, Massimo Cadeddu, Mario Piras, Antonello Murgia, Marco Di Gangi, Lorenzo Carboni, Michele Simula e Fabio Tronchetti e tutti, ma proprio tutti, fortemente critici contro l’amministrazione Bruno. Oltre la gravissima lacuna in ambito promozionale, i presenti hanno denunciato una totale mancanza di condivisione relativamente ii proventi dell’imposta, un altrettanto mancato utilizzo rispetto ad una città in evidente sofferenza in ambito di pulizia e decoro e soprattutto la quasi totale lotta al “nero”.

“Ma io dico – ha commentato Marco Di Gangi di Domos – ci vuole molto a consultare siti internet come booking.com, da subito si vedrà che le strutture non sono una sessantina, ma 600 e di queste quante hanno pagato la tassa e soprattutto sono regolari?” Domanda retorica, risposta non pervenuta. Il diffuso malumore è sfociato in una presa di posizione che vede una definitiva rottura con l’amministrazione Bruno: da oggi non parteciperemo più a nessuno incontro della cosi detta Consulta dello Sviluppo. Organismo con a capo l’assessore Lampis. “Che per quando ci riguarda – hanno tuonato Visconti e Cadeddu – è stato un completo fallimento”. Insomma un quadro desolante che non fa sperare in niente di buono.

Tra gli altri elementi è stato Carboni (responsabile regionale di Faita) a ricordare, ad esempio, in tema di regole, leggi e tasse, “vorremmo capire perchè, ad esempio, tutti i campeggi abusivi lungo la fascia di Porto Conte e la prestigiosa Baia delle Ninfe possono continuare ad operare fuori legge senza alcun controllo e, soprattutto, con colpevole silenzio delle associazioni ambientaliste e anche dell’azienda Parco”. Una considerazione conclusiva che palesa quanto sia stata iniqua l’applicazione della tassa di soggiorno o meglio, come qualcuno ha detto, “imposta sugli onesti”. E soprattutto quanto sia la distanza, oggi, tra Sant’Anna e la colonna portante dell’economia cittadina.

Nella foto l’incontro degli imprenditori nell’Hotel Catalunya

S.I.