Stadi pieni (60mila a San Siro), concerti vuoti e il doppiopesismo sul virus

ALGHERO – Una cosa, di sicuro, l’abbiamo imparata, nell’incertezza generale, rispetto alla diffusione del Covid-19: il virus è più contagioso in certi ambiti rispetto ad altri. Ma non, come la scienza ci indica, ovvero i luoghi al chiuso, più affollati, sono migliori conduttori. Pare, invece, ci sia una differenziazione legata non alla tipologia degli spazi (grandi, piccoli, etc), ma alla motivazione dell’assembramento: stadi pieni si, concerti e spettacoli no.

Questo è così, oggi. Ancora di più in vista degli eventi di fine anno che le piazze di tutta Italia avrebbero dovuto fare ma che, in alcuni centri, stanno già cancellando per scelte dei sindaci sempre più “messi all’angolo” da parte di una politica centrale che, appunto, pare usare “due mesi e due misure”. Non si parla a livello empirico, ma basta vedere questi giorni, queste ore, cosa accade in tutti i campi sportivi. Dagli stadi stracolmi di calcio (nelle varie serie, dalla maggiore a quelle minori, con ieri ben 60mila persone a San Siro per Inter-Napoli) per passare al basket. Palazzetti pieni per le sfide cestistiche, ma serrati per la musica.

Si sa, che da sempre, il settore dello spettacolo, nonostante dia lavora ad una mole di persone, soprattutto, giovani, ma non solo, e che sia una colonna fondamentale per l’economia nazionale, non sia “tutelato” a dovere nelle stanze che contano. Salvo poi assistere questi essere luoghi di occupazione lavorativa, divertimento e svago e soprattutto miglioramento della qualità della vita, come insegnano tutti gli indicatori. Eppure, nonostante questo, stadi pieni e arene dei concerti vuote.

Forse ci dovrebbe essere un po’ più di buon senso, lungimiranza e riconoscenza verso un comparto che è uno dei motivi per cui l’Italia è riconosciuta come culla della Cultura da tutto il Mondo. Certo, più facile avere consenso per comparti vedono tifosi eccellenti, ma anche questi hanno figli (o loro stessi) che vanno ai concerti. Certo, queste virtù sono sempre meno diffuse e forse la motivazione è anche perchè sussiste, ancora in pochi detrattori che ignorano determinati elementi oggettivi, la convinzione che con la “cultura non si mangia”. Purtroppo per questi, è proprio il contrario e le aree più evolute del Pianete lo dimostrano, da sempre.