CAGLIARI – “Una delegazione di attiviste e attivisti di Repùblica è presente alla
manifestazione di Domusnovas di domenica 14 dicembre 2025 contro
l’ampliamento della RWM. Nell’intervento pubblico Simone Maulu, del
Coordinamento Nazionale di Repùblica ha illustrato i seguenti
concetti.
L’indipendentismo è sempre stato in prima linea nella lotta contro
l’occupazione militare della nazione sarda. Quindici anni fa,
vent’anni fa, quando si parlava di occupazione militare eravamo in
pochi a farlo. La destra non ne parlava per ovvie ragioni mentre
quella che continuiamo a chiamare sinistra, dalla quale ci si aspetta
sempre maggiore sensibilità, non solo non ne parlava ma spesso era
addirittura a favore, perché in nome del lavoro ha sempre giustificato
qualsiasi porcheria, dall’industria militare all’industria chimica.
Adesso finalmente il clima è cambiato e su questi temi c’è molta più
sensibilità, anche e soprattutto tra i giovani e gli studenti. E
questo ci dà speranza.
Dall’altra parte c’è l’autonomismo sardo, la Presidente Todde, che con
un gioco di prestigio, tenta di farci credere di essere contraria ma
costretta ad approvare l’ampliamento della RWM.
Cerca di far passare come decisione tecnica quasi obbligata una scelta
che è, invece, puramente politica.
Se a decidere è la burocrazia la politica a cosa serve? A cosa serve
essere eletta governatrice se poi non puoi governare?
La verità è che il “campo largo” questo ampliamento lo vuole. Perché
come tutte le forze politiche italiane non è qui per fare gli
interessi della Sardegna e rappresentare nelle istituzioni il popolo
sardo. L’autonomismo è lì per fare gli interessi dello Stato italiano
e delle multinazionali.
Questi sono i risultati che si ottengono quando anziché votare un
progetto politico, una visione, un’idea, si cade nella scelta al
ribasso di votare il meno peggio.
Noi non crediamo ai giochi di prestigio e sappiamo bene che Alessandra
Todde, in qualità di Presidente della Sardegna, avrebbe potuto opporsi
con la forza istituzionale e con quella popolare, a costo di aprire
uno scontro con lo Stato italiano.
Invece si preferisce sempre la strada dell’ipocrisia: quella di farsi
fotografare con la bandiera della Palestina e poi dare il via libera,
incolpando la burocrazia, all’ampliamento della fabbrica che produce i
droni kamikaze per Israele e le armi per uccidere i Palestinesi.
E poi si arriva addirittura alla giustificazione da parte della
Presidente di non essere presente alle manifestazioni perché lei è
“una persona seria”. Questa è la sensibilità di chi ci governa.
Se Todde avesse avuto coraggio, se avesse avuto delle idee in cui
credere avrebbe messo lo Stato italiano all’angolo. Avrebbe forzato il
sistema anziché assecondarlo. Avremmo voluto vedere lo Stato che
commissaria la Sardegna e rimuove la Governatrice perché non autorizza
l’ampliamento di una fabbrica di armi.
Almeno si sarebbero visti tutti i limiti dell’autonomia, si sarebbe
visto chi comanda davvero.
Noi siamo a Domusnovas perché non vogliamo essere complici di tutto
questo. Noi siamo a Domusnovas perché crediamo che la Sardegna debba
essere un’Isola di pace e la vogliamo costruire insieme a tutte le
persone che vogliono essere artefici del proprio destino. E dove tutti
coloro che scelgono di vivere in questa terra possano farlo in maniera
dignitosa.
Vogliamo costruire un mondo senza armi, senza modelli universali che
annientano le culture, un mondo che rispetti il diritto
all’autodeterminazione dei popoli.
Viviamo nell’era tecnologica, nell’era dell’intelligenza artificiale.
Oggi grazie all’avanguardia tecnologica potremmo inaugurare una nuova
era dell’umanità dove la tecnologia può essere utilizzata per
migliorare la vita, per permetterci di lavorare meno e lavorare tutti,
andando verso un reddito universale che ci permetta di goderci la
vita, il tempo, le passioni. E non di dover combattere contro questi
barbari. Perché a tecnologia è al servizio della morte, viene
sviluppata per uccidere.
Ci hanno venduto l’idea che in nome di un salario si può accettare
tutto. Ci hanno ridotto in una miseria umana tale che arriviamo a
concepire come eticamente giusto che un operaio per poter sostenere i
propri figli debba costruire ordigni che uccidono i figli di altri.
Noi a questo ricatto non ci siamo mai stati, perché la dignità non si
baratta, la sovranità non si vende. E perché non vogliamo essere
complici della catena della morte.
Perché siamo ancora un popolo e siamo ancora una nazione solidale con
gli altri popoli che lottano per la libertà e per la pace”.
Republica