ALGHERO – “La bassissima affluenza ai referendum è tanto un dato statistico quanto un segnale politico chiaro. In quel 70% circa di astenuti c’è sia un 35% circa di disinteressati cronici che da anni disertano le urne, sia un 35% di elettori consapevoli, politicamente attivi, contrari ai quesiti, che hanno usato l’astensione come voto contrario.
I sì si attestano all80% circa del totale dei voti espressi. Circa il 26% degli aventi diritto. Una percentuale che conferma l’incapacità di mobilitazione della sinistra che si è fatta promotrice dei quesiti. Le loro (poche) argomentazioni non hanno convinto neppure i loro stessi elettori, che sono dati al 42,6% (PD + AVS + 5S – fonte Youtrend).
In effetti abbiamo assistito a una campagna referendaria fatta come al solito di slogan vuoti. Nessuno ha discusso nel merito dei quesiti. E per la verità sarebbe pure stato difficile, considerato che proponevano di abrogare norme varate proprio dalla sinistra.
Molti così sono andati a votare senza sapere davvero cosa stavano votando, fidandosi dei soliti slogan a favore del lavoro, contro i licenziamenti e tutto il solito armamentario dialettico della CGIL.
Il Jobs Act è stata forse l’unica riforma intelligente del Governo Renzi. Ha introdotto flessibilità in un mercato rigido. Forse anche grazie a quella riforma, oggi abbiamo risultati occupazionali positivi: più occupazione stabile, meno contratti precari, calo delle false partite IVA.
Tornare indietro su questi temi avrebbe solo scoraggiato chi assume. Oggi serve aumentare la produttività, non certo introdurre nuovi vincoli. Occorre rimuovere la burocrazia che ancora frena dinamismo imprenditoriale e innovazione.
Proporre di dimezzare i tempi per la cittadinanza – senza prima riformare welfare, accoglienza e mercato del lavoro – è una provocazione ideologica. Lo sanno anche loro: in 9 anni di governo non hanno fatto nulla.
Nel frattempo, si è tentato di criminalizzare l’astensione. Chi ieri la invocava come strumento politico (2001, 2016), oggi la descrive come un attentato alla democrazia. La solita incoerenza. La solita ipocrisia.
Ora sta già iniziando il processo morale al paese che non si è fatto coinvolgere in questo regolamento di conti del Pd travestito da difesa del lavoro.
Poi hanno caricato il referendum di un valore politico: un voto contro il governo. Così hanno regalato a Giorgia Meloni una vittoria schiacciante, su temi che nulla avevano a che fare con la valutazione dell’operato dell’esecutivo.
Infine, hanno cercato di bypassare il silenzio elettorale con la manifestazione del 7 giugno: una operazione di opportunismo, che ha strumentalizzato la guerra in Medioriente per fini elettorali. Ma sul pecoronismo di certa sinistra che sul tema mediorientale finisce per assecondare la peggior propaganda islamista torneremo un’altra volta.
Una cosa però è certa: la sinistra ha perso. E non farà autocritica. Perché il problema, per loro, non è mai il messaggio. È sempre negli elettori”.
Alessandro Cocco, capogruppo Fratelli d’Italia