Giudice di Pace: la verità di Bruno

“Sul tema del Giudice di Pace, continuano a emergere accuse e prese di posizione strumentali e prive di fondamento che mi impongono, pur con delicatezza e senza interferire sulla privacy delle persone coinvolte, alcune doverose precisazioni”. Mario Bruno, sindaco di Alghero, risponde agli attacchi ricevuti in queste ore sull’addio del Giudice di Pacce.

“Con il decreto legislativo n. 156/2012 e la allegata tabella B il Governo esercitava la delega attribuita dal Parlamento e sopprimeva numerosi uffici del Giudice di Pace non ubicati nelle città capoluogo di provincia o sede di Tribunale. Tra essi Alghero la cui Sezione distaccata di Tribunale era stata parimenti soppressa e di fatto chiusa nel mese di settembre del 2013. L’art.2 del decreto prevedeva la possibilità, per il Governo, di istituire sezioni del G.d.P. distaccate da quella principale (Sassari per Alghero), ma detta possibilità non è stata attivata non certo per scelta dell’amministrazione in carica. L’art.3 del decreto prevedeva infatti la possibilità per le amministrazioni locali di mantenere, nel senso letterale del termine, l’ufficio giudiziario, somministrando a tal fine la sede, i costi per le utenze e le spese correnti, il personale (da formarsi opportunamente in collaborazione con il ministero per la giustizia). Per adempiere a tali impegni l’Amministrazione ha individuato, avviato alla formazione ed impiegato tre risorse umane tra le migliori a disposizione e speso 260.000 euro circa ed ha altresì destinato alla giurisdizione penale, ogni mercoledì l’aula del consiglio comunale. Tutto ciò in ossequio all’o.d.g. approvato dal precedente Consiglio Comunale e nella consapevolezza della delicatezza ed importanza della funzione giurisdizionale”.

“Il Ministero della Giustizia dal suo canto ha fornito all’ Ufficio un unico giudice onorario, il quale nonostante gli sforzi profusi non ha potuto né poteva da solo far fronte al considerevole carico di affari devoluti alla sua competenza. Valga rammentare come l’organico originario prevedva la compresenza di quattro giudici onorari. La dislocazione degli immobili destinati all’Ufficio ha altresì confermato la difficoltà della celebrazione delle udienze penali in un’aula (quella normalmente destinata al Consiglio) non facilmente accessibile ai disabili, presso la quale occorreva di volta in volta trasportare i fascicoli e nella quale per l’intera mattinata (e spesso il primo pomeriggio) del mercoledì doveva trattenersi il cancelliere per la redazione del verbale di udienza, con conseguenti difficoltà operative. Come sapete abbiamo attivato nel corso dell’anno fondi Jessica per riqualificare e abbattere le barriere architettoniche del municipio”.

“L’insieme delle difficoltà sopra esposte, il carico di lavoro, il considerevole impegno richiesto al giudice onorario e nondimeno al personale, capace, formato, ma inserito da breve tempo nella nuova dimensione lavorativa, hanno prodotto criticità operative e situazioni di forte stress, concause probabili della malattia anche contemporanea delle tre unità lavorative assegnate all’ufficio, con conseguente chiusura dell’ufficio per lungo tempo ed ovvie, formali e motivate proteste degli utenti, degli avvocati e nondimeno dei vertici degli Uffici Giudiziari di primo grado.
In particolare il Presidente del Tribunale di Sassari ha comprensibilmente richiamato l’Amministrazione a garantire il servizio rammentando che il protrarsi della situazione di chiusura degli uffici poneva a rischio la stessa funzione giurisdizionale, oltrechè paventarsi una interruzione di pubblico servizio.
Il decreto legislativo prescrive altresì che “qualora l’Ente Locale non rispettasse gli impegni relativi al personale amministrativo ed alle spese per un periodo superiore ad un anno il relativo ufficio deve essere soppresso”.

“E’ a tutti evidente come il particolare senso di responsabilità imposto dal trattarsi dell’esercizio della giurisdizione, cioè di diritti costituzionalmente garantiti, imponeva una presa d’atto della difficile situazione già rappresentata al Consiglio Comunale – con assoluta trasparenza e verità, senza sottacere niente – in sede di risposta a brevi segnalazioni sull’argomento. Nè, tenuto conto delle cause oggettive del disagio, poteva escludersi la riproposizione delle stesse criticità. In ogni caso, l’Amministrazione ha proceduto ad un nuovo avviso rivolto al personale, non trovando però disponibilità da parte dei dipendenti comunali, se non in uno specifico caso, subito rientrato per sopraggiunta malattia. L’Amministrazione si è trovata dunque nella condizione di non potere confermare gli impegni prescritti e, nella sostanza, di dover evitare di rendersi corresponsabile del diniego di giustizia, non attraverso la richiesta della chiusura dell’ufficio, ma prendendo atto della situazione e delle determinazioni in quel momento assunte”.

“Tale situazione è stata esposta a tutti gli Organi preposti, compreso il Ministro della Giustizia. La attuale situazione non preclude ora la possibilità che la città possa disporre di un Ufficio del Giudice di Pace quale sezione distaccata dell’Ufficio Centrale di Sassari, ed in tal senso l’Amministrazione è impegnata ad esperire ogni possibile tentativo col Governo”.

Nella fot il sindaco Bruno

S.I.