Selfie montani: Alghero bella e vuota

ALGHERO – Domenica 8 novembre. Caldo, sole, mare come una tavola. E’ l’estate di San Martino. Un periodo in cui ogni anno si apre una finestra di clima perfetto per godersi le località costiere e anche le spiagge. E’ noto, tutti lo sanno. Quando arriva, largamente anticipata dalle previsioni che oramai hanno una percentuale di precisione notevole, ritorna per qualche giorno la stagione del “solleone”. Per una città come Alghero questo dovrebbe essere sinonimo di invasione turistica. Un assalto dei villeggianti che potrebbe permettere di regalare una boccata d’ossigeno in bassa stagione al fine di allungare la stessa come tanto decantato dagli amministratori che si sono succeduti negli anni a Sant’Anna, compresi questi ultimi.

Eppure niente. Totale deserto. Mare caldo cristallino e spiagge bianchissime totalmente vuote. Pochi stabilimenti aperti, ma soprattutto una totale e completa desolazione e nessuna manifestazione organizzata dal Comune. Questo non solo lungo la fascia costiera, ma perfino nel centro storico. Qualcosa c’è stato nelle borgate, ma poca roba. Solamente pochi algheresi e niente più. E questa sarebbe la città che ha inventato il turismo in Sardegna e una delle prime in Italia e Europa? Oggi molto difficile da credere. Oramai senza quei pochi voli Ryanair rimasti, la crisi del Nord-Africa, qualche evento sporadico, questo territorio sembra incapace di creare “appeal” e momenti di richiamo consolidati e fruttuosi per l’economia cittadina che, tradotto, significano posti di lavoro.

Ma non solo Alghero ha perso “appeal” non sa più intercettare quei flussi interni che per decenni hanno caratterizzato (e salvato) giornate come queste dove, ad esempio, solo il “bogamarì” richiamava migliaia di persone. Un trend che vedeva i cugini sassaresi spostarsi dal sabato, passare i pomeriggi a fare shopping, la sera del sabato uscire per bar e discoteche e poi l’indomani, domenica, godersi, magari in qualche ristorante oppure con una semplice scampagnata i panorami mozzafiato della Riviera del Corallo. Ed invece niente, dove sono finiti tutti questi visitatori, algheresi compresi? A Mamoiada. O comunque in generale a frequentare gli appuntamenti che settimanalmente vengono organizzati nei centri montani dell’Isola. Ciò che però ulteriormente meraviglia (o forse, visto il periodo inedito e marziano, non lo dovrebbe fare) è che a recarsi in questi luoghi sono anche tanti amministratori. Entusiasti postano le loro foto e commenti da questi centri.

Mentre Alghero grazie ad clima quasi estivo, brilla e splende della sua straordinaria bellezza, allo stesso tempo è vuota. Desolante. Chiusa per lutto. Novembre è il mese dei morti, ma una città non può soccombere ai selfie tra porcetti e abiti sardi di chi non ha mezza idea su cosa fare per il turismo. Invitas a Cagliari insegna. Una sorta di mini Expò nella fiera dei centri periferici del sud Sardegna che hanno esposto le loro tradizioni e bontà nel capoluogo: oltre 60.000 ingressi. Questo è fare turismo. Alghero può e deve ritornare ad essere anche punto di riferimento per l’intero territorio fin’anche dei paesi montani. Una straordinaria vetrina da sempre aprezzata anche da visitatori regionali che oggi, invece, pare retrocedere e arrendersi in balia degli eventi (catastrofici) esterni.

Nella foto un (unico) bagnante nella spiaggia di Maria Pia ieri alle 11 del mattino

S.I.