Scandalo porte accesso: dossier

ALGHERO – Il 13 settembre 2017 i Ministri Graziano Delrio e Dario Franceschini hanno presentato alla stampa il primo piano straordinario della mobilità turistica 2017 – 2022 redatto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti d’intesa con il Ministero dei Beni Culturali, delle Attività Culturali e del Turismo ai sensi delle disposizioni contenute nel D.L 83/2014 convertito nella legge 106/2014.

Il piano, denominato “Viaggiare in Italia” mette al centro il “turista come viaggiatore”. Nelle intenzioni degli estensori il Piano Straordinario della Mobilità Turistica è il punto di convergenza di due percorsi istituzionali – «Connettere l’Italia» per il MIT e il «Piano Strategico del Turismo» per il MIBACT – e rappresenta l’attuazione concreta delle Linee di Intervento contenute in questi due documenti di pianificazione strategica.

Il 9 novembre u.s la Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e le Provincie autonome ha espresso l’intesa sul relativo schema di decreto ministeriale. Il Piano disegna un modello basato sulle cosiddette porte d’accesso del turismo in Italia coincidenti con porti, aeroporti e stazioni ferroviarie considerate strategiche e rilevanti per il turismo internazionale ed interconnesse alle reti locali e nazionali e si pone tra gli altri gli obiettivi di accrescere l’accessibilità ai siti turistici per rilanciare la competitività del turismo, valorizzare le infrastrutture di trasporto come elemento di offerta turisticae promuovere modelli di mobilità turistica ambientalmente sostenibili e sicuri.

Noi sardi che facciamo affidamento sul turismo come volano economico e viviamo quotidianamente i problemi e le difficoltà connessi all’isolamento geografico e alla mobilità interna, avremmo dovuto riporre nei confronti di questo piano non poche aspettative, salvo doverci poi ricredere, analizzando le prescrizioni che da esso emergono. Se, infatti, qualcuno avesse avuto ancora bisogno di conferme circa l’esistenza di azioni coordinate al fine di relegare il nord ovest della Sardegna ai margini delle politiche di sviluppo nazionali e regionali ecco la certificazione rappresentata dal Piano Straordinario per la Mobilità Turistica.

Gli antefatti

Le scelte della Giunta regionale in materia di trasporto aereo e di continuità territoriale che incidono drammaticamente sull’aeroporto di Alghero determinando un crollo dei collegamenti e degli arrivi probabilmente costituivano, evidentemente, solo il preludio a altre scelte ancora più devastanti, riguardanti non solo lo scalo algherese, ma più in generale il territorio del Nord Ovest dell’isola.

E’ opportuno ricordare che queste scelte sono state possibili grazie al sostegno dell’intera maggioranza di centro sinistra in Consiglio Regionale e alla miopia politica di chi avendo la responsabilità di governo, il presidente Pigliaru e la sua Giunta al completo, ha determinato disgregazione territoriale e ha indebolito ulteriormente la già debole struttura economica di vaste aree dell’isola.

In molti restarono perplessi quando il presidente dell’Enac Vito Riggio, insieme al Senatore PD Silvio Lai nel corso di un convegno sui voli low cost affermarono a proposito del futuro dell’aeroporto di Alghero che in Sardegna due aeroporti, uno al nord e uno al sud, fossero più che sufficienti, ancor di più una volta completata la quattro corsie Olbia – Sassari. Sembrava l’ennesima battuta a effetto ma oggi abbiamo la conferma, le cose stanno andando proprio in questa direzione e non per effetto di un destino cinico e baro, ma per effetto di precise scelte politiche.

Le scelte politiche

Basta leggere il Piano Straordinario della Mobilità Turistica per capire che piega abbiano preso le cose per lo scalo algherese e per il porto di Porto Torres. Ebbene, se si vanno a leggere le previsioni progettuali per la Sardegna si scopre che nel suo territorio vengono individuati come “Porte di accesso” due soli aeroporti e due soli porti, quello di Olbia e quello di Cagliari. Vengono esclusi l’aeroporto di Alghero e il porto di Porto Torres e questo nonostante le due località costituiscano la porta di accesso in Sardegna di rilevanti flussi di turismo internazionale: il porto di Porto Torres ha infatti un numero di passeggeri ben maggiore rispetto a quello di Cagliari e la città di Alghero da sola, senza considerare il territorio nel suo complesso, è la città sarda con il maggior numero di presenze turistiche. Complessivamente il nord ovest costituisce per arrivi e presenze il terzo polo turistico in Sardegna. Bisogna sottolineare che tale scelta è stata avvallata dalla Regione Sardegna in occasione del tavolo tecnico del 18 ottobre 2017 e con la sottoscrizione in data 9 nov. 2017 dell’intesa, senza che fossero formulate osservazioni al riguardo, nell’ambito dei lavori della Conferenza permanente Stato-Regioni nel cui verbale si da atto che “le Regioni hanno espresso l’avvio favorevole all’acquisizione dell’intesa, manifestando la necessità di alcune correzioni meramente formali …. … per l’adozione del Piano straordinario della mobilità turistica 2017-2022. Non si può perciò che pervenire alla conclusione che dalle decisioni della Regione Sardegna emerge la volontà in linea con quella dello Stato di escludere l’aeroporto di Alghero ed il porto di Porto Torres dalla mappa nazionale delle porte d’accesso aventi rilevanza strategica per il turismo.

Appare inspiegabile l’aver escluso dal Piano Straordinario della Mobilità Turistica le due principali infrastrutture che garantiscono il collegamento con l’esterno per un intero territorio, precludendogli così la possibilità di accedere ai rilevanti finanziamenti cui il Piano stesso prelude. Scelta che appare incomprensibile anche alla luce dei risultati e dei numeri relativi al traffico passeggeri nazionale ed internazionale che le due infrastrutture del nord-ovest della Sardegna, Alghero per il trasporto aereo e Porto Torres per quello via mare fanno registrare, nonostante le recenti politiche regionali di trasporto abbiano contribuito a creare condizioni fortemente sfavorevoli in un territorio che continua ad essere premiato e scelto da visitatori e turisti.

Ancora più inspiegabile e ingiustificabile in considerazione del fatto che il territorio del nord ovest dell’isola possiede siti turistici di rilievo internazionale, facilmente raggiungibili dalle due infrastrutture escluse dal Piano, quali, a titolo d’esempio: il Parco nazionale dell’Asinara, il parco regionale di Porto Conte, l’Area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana, la Grotta di Nettuno, la Miniera dell’Argentiera, oltre ad un incommensurabile e diffuso patrimonio ambientale, paesaggistico, archeologico e culturale.

Questa decisione stride anche fortemente con l’investimento di circa 7 milioni di euro finanziato dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione ( FSC) relativo alla razionalizzazione della viabilità di accesso, all’ampliamento delle aree per i parcheggi, alla realizzazione della nuova sala arrivi e all’ampliamento dell’area partenze dell’aeroporto di Alghero i cui lavori, già assegnati, partiranno a breve, una volta avuto il via libera dalla Conferenza dei Servizi e esaurita la progettazione esecutiva.
Questa decisione avallata dalla Regione Sardegna mortifica e penalizza gli sforzi di un intero territorio le cui prospettive vengono pesantemente limitate non tanto dal mercato, ma da precise scelte politiche che a partire dalla negazione della Città Metropolitana di Sassari fanno il paio con altre recenti decisioni di politica dei trasporti che nel 2016 hanno fatto registrare una perdita di 340 mila passeggeri per l’aeroporto di Alghero; azioni politiche che fanno sorgere il dubbio anche tra i più scettici che vi sia la volontà definita di mortificare il territorio del nord-ovest della Sardegna per avvantaggiarne altri. E con queste premesse bisogna essere molto diffidenti circa la volontà recentemente manifestata dalla Giunta Regionale di creare un sistema aeroportuale con un’unica regia per i tre scali sardi. L’idea non è sbagliata, ma non vorremmo che, ancora una volta, le scelte che si faranno andassero nella direzione di privilegiare alcune aree a discapito della nostra.

Tale scelta, che segue a breve distanza di tempo quella che ha visto il depotenziamento della sanità del sassarese, e quella della mancata indicazione nell’ambito del comitato di gestione dell’autorità portuale di un rappresentante del Comune di Porto Torres, mentre risultano rappresentati sia Olbia sia Cagliari, risulta l’ennesima che l’Amministrazione Regionale in carica assume ingiustificatamente in grave danno del nord-ovest della Sardegna.
Analoghi comportamenti non paiono più accettabili alla luce delle gravissime conseguenze che gli effetti di tali scelte producono in termini di capacità e di diritto alla mobilità delle persone e di prospettive di sviluppo economico e sociale di un intero territorio che ha nel turismo uno dei principali pilastri della propria economia.