Musica in sordina: target centrato

ALGHERO – Nei racconti rispetto all’attuale momento viene spesso evidenziato che l’attuale amministrazione, o meglio la corporazione politica e sociale che ha vinto le elezioni, non ha prodotto alcun intervento strutturale per Alghero. In effetti non è completamente vero. Un risultato è stato ottenuto: appiattire l’offerta dei locali. Limitazioni e costrizioni legate ai suoli pubblici e soprattutto azioni attuate, palesemente o meno, tramite associazioni ambientaliste che, tra l’altro, avevano ideato e realizzato anche il famigerato “sportello del rumore” e spinto l’amministrazione ad attuare politiche “proibizioniste”.

Ed i risultati, questa estate, si sono visti. Proprietari e gestori che prima di investire denari su intrattenimento musicale o altro ci pensano due, o anche, tre volte. Del resto i controlli a tappeto, perfino in altissimo stagione, non sono mancati. Chiusure di alcuni tra i più rinomati e noti locali e ristoranti come Mos, Maracaibo, Orange e altre sanzioni per molti altri. Ma soprattutto un accanimento senza precedenti su quelle che oramai sono diventate “emissioni sonore”. Come se la musica, una delle più alte espressioni artistiche, fosse assimilabile al rumore di un trapano da lavoro o di un moto picco che perfora l’asfalto. Visto l’andazzo, e una stagione oramai sempre più corta e striminzita, gestori e proprietari non hanno potuto fare altro (e per alcuni è stato anche un sollievo) che adattarsi alla “nouvelle vague” censoria. Dunque solo band in acustico, con pochi strumenti e con volumi da cameretta.

Ovviamente, sempre per non essere ipocriti e differenziarsi da chi queste azioni le porta avanti per motivi connessi a carriere politiche e sociali, una limitazione e pianificazione generale andava attuata. Ma, come accaduto per il Ppr di Soru, prima di fermare e mettere in ginocchio un comparto (in quel caso l’edilizia), bisognava indirizzare lo sviluppo e il lavoro verso altri sbocchi, in particolare il turismo, anche quello naturalistico. Invece niente, allora come oggi si preferisce vietare senza indicare nuove strade che, nel caso specifico dei locali e intrattenimento, sarebbero quelle di creare zone per il divertimento, appuntamenti, rassegne e soprattutto normare, previo controllo tecnico con fonometro e altro, non certo in estate, locale per locale. Un lavoro impegnativo, faticoso che però avrebbe significato la volontà di salvaguardare un settore che non solo è (o meglio era) una delle colonne portati dell’economia turistica, ma che, se curato e gestito al meglio, produce cultura.

Tutto questo a vantaggio di altre mete turistiche regionali che, di fatti, si fregano le mani. Effetto diretto è nell’assoluta mancanza di luoghi, pubblici e privati, salvo qualche estemporanea manifestazione, dove poter far esibire band e anche altri tipi di proposte con volumi normali e nel modo adeguato. Il segnale del declino è nel livello di indignazione: fino pochi anni anni, musicisti, organizzatori e gestori alzano la voce, ora si sono (quasi tutti) adeguati e hanno messo pure loro il limitatore alla loro indignazione, con buona pace di tutti o quasi.

Nella foto il centro storico di Alghero di notte

S.I.