Lavoro: 100mila giovani per strada

ALGHERO – 100.000 mila giovani sardi non studiano e non cercano lavoro. In periodi storici diversi, magari durante l’ondata punk di primi anni ’80, poteva essere anche letta come una scelta da parte di chi si rifiuta di entrare nel mondo produttivo, oggi non è così. La condizione generale della Sardegna, nonostate i politici di turno cerchino di edulcorarla, è drammatica. Una desertificazione sociale mai vista dal dopo-guerra ad oggi. Gli effetti della crisi, da cui dicono che stiamo uscendo, si vedono tutti.

E i numeri, come sempre, sono la migliore fotografia, fredda, ma reale. Quello emersa quest’oggi durante il convegno a Cagliari organizzato dalla Giunta Pigliaru sul tema del lavoro con oggetto il progetto “Garanzia Giovani”, presente l’assessore competente Virginia Mura, inquadra al meglio la tragedia che attraversa l’Isola. Nonostante anche durante il convegno si sia cercato di portare come esempi virtuosi i risultati raggiungi in questi mesi grazie a tirocini e corsi di formazione, la situazione è nera.

Inutile girarci intorno e continuare a fare finta di non vedere con un modus operandi derivante totalmente dal mondo accademico (del resto la giunta è composta quasi totalmente da professori universitari): la Sardegna ha bisogno di una scossa. Uno choc che le permetta di ripartire da zero. Tutti i giorni, o quasi, il presidente Renzi e il Ministro Boschi, seguiti a ruota dal Governatore Pigliaru, non fanno altro che ricordare come sia necessario aprire agli investimenti e in particolare alle idee e progetti dei privati, salvo poi annotare che la stessa politica (in particolare quella regionale) e gli uffici si trovano avvolti nell’abbraccio mortale della burocrazia che la diffusa inerzia bloccano ogni scatto in avanti.

E allora inutile, poi, piangerci addosso e rendere noti dei dati così devastanti. Oggi la Sardegna, anche per motivi storici legati a quanto sta accadendo negli altri continenti, è ad un bivio: o decide o è la fine. Si rischia la quasi totale desertificazione sociale dei territori. L’emigrazione è alle stelle. Chiunque non faccia lo struzzo vede quanti giovani partono per Londra, Berlino, Barcellona e fin’anche Australia e soprattutto quante imprese e attività commerciali sono alla canna del gas. Alcuni spiragli di luce si vedono e, ovviamente, sono legati all’arrivo di denari freschi dall’estero. Il tracheggiare degli attuali amministratori (a più livelli) è più dannoso che fare delle scelte, seppur, sbagliate. Chi governa deve scegliere, altrimenti stia a casa. D’altra parte è chiaro che tutti i sardi hanno compreso cosa vuol dire mandare al potere personaggi che professano il “sardismo” e poi propongono di voler ripopolare la Sardegna con gli immigranti che vanno a coltivare i terreni incolti. Tutto questo mentre i loro figli studiano nelle migliori Università Europpe o lavoro in aziende di rilievo. L’Isola può e deve rinascere. Il momento è quello giusto. Ma è l’ora delle scelte non degli ingnavia.

Nella foto un ufficio del lavoro in Sardegna

S.I.