Cgil, Sanità sarda allo sfascio

ALGHERO – “Quando fu approvata definitivamente la legge regionale di riforma della rete ospedaliera in Sardegna, di fronte alle nostre perplessità e alla nostra complessiva valutazione negativa degli effetti che l’intervento legislativo avrebbe determinato per la sanità pubblica, ci fu contestata una presa di posizione ritenuta aprioristica e, in alcuni casi, strumentale”. Cosi Salvatore Mario Terrosu e Antonio Canalisia della Segreteria Territoriale Cgil Funzione Pubblica Sassari riguardo il comparto sanitario regionale e anche locale.

“Alle nostre critiche si rispose, affermando che il tempo avrebbe dimostrato ed evidenziato gli aspetti positivi che il riordino degli ospedali, e la riorganizzazione territoriale dei servizi , avrebbe determinato sugli standard complessivi del livello di assistenza sanitaria offerta ai cittadini sardi. A distanza di anni ,e quindi anche con il beneficio, ora, dei risultati sotto gli occhi di tutti, non solo ci sentiamo legittimati a ribadire e confermare le nostre valutazioni, ma sentiamo l’obbligo morale di una denuncia forte e accorata di quello che stà succedendo e delle prospettive disastrose che attendono i Sardi in tema di diritto alla salute. Quando diciamo che la Riforma sanitaria ,cosi come applicata in Sardegna, è stata un vero e proprio fallimento, lo facciamo suffragati dai numeri e dalle testimonianze negative quotidiane di chi si rivolge ai servizi sanitari regionali”.

“I numeri..delle infinite liste di attesa per ricoveri ed esami alle volte fondamentali per una puntuale prevenzione, i numeri ….dei pazienti in barella nei reparti che scoppiano…i numeri del sovraffollamento dei servizi di pronto soccorso, i numeri…. di coloro che ancora oggi, in presenza di patologie importanti, soprattutto quelle tumorali, sono costretti a spostarsi verso presidi sanitari della penisola dove si annoverano le vere eccellenze. Conseguenze logiche di chi ha scritto una legge scimmiottando quello che era stato fatto in altre regioni, dove peraltro la riforma, seppur in maniera non del tutto compiuta, ha ottenuto dei buoni risultati”.

“Di chi ha disegnato una riforma scopiazzando metodi organizzativi e gestionali improponibili in Sardegna, sia per ragioni geografiche, sia fisiche, sia strutturali in termini di trasporti e viabilità In una frenesia innovativa e rivoluzionaria e in assenza di qualsiasi contradditorio e confronto con altre parti sociali e con le OO.SS. , l’assessorato alla Sanità ha deliberato accorpamenti di Ospedali all’interno delle Aziende AOU, alcune delle quali, tra l’altro,non sono state neanche messe in condizione di poter potenziare il proprio apparato amministrativo per gestire la presa in carico dei nuovi reparti e servizi e, soprattutto, di centinaia di nuovi dipendenti”.

“Si è proseguito con l’accorpamento di tutte le ex 8 Asl in unica Azienda Regionale Sanitaria denominata ATS , creando,nei fatti, una struttura elefantiaca praticamente ingovernabile con una scelta abiurata da tanti, ad iniziare dallo stesso DG Dott Moirano. E quando parliamo di fallimento della riforma , nessuno può negare che l’aspetto più evidente è legato al mancato raggiungimento degli obiettivi che sono la vera essenza dello spirito innovativo previsto dalla riorganizzazione della rete ospedaliera. Ci riferiamo alla necessità, dettata dai mutati bisogni di salute della popolazione , di un riequilibrio dei ruoli tra ospedali e territorio, un potenziamento numerico e qualificato di forme alternative al ricovero, un sistema di efficace prevenzione,una compiuta integrazione sia tra i servizi ospedalieri, sia tra rete ospedaliera e rete dei servizi territoriali.

Di tutto questo, nel pianeta sanità in Sardegna, oggi non vi è traccia. Assistiamo invece ad Ospedali territoriali allo sfascio per i quali non si intravede, al momento, un minimo di investimenti e di riqualificazione – al conseguente sovraffollamento degli ospedali più grossi che si fanno carico sia della fase di emergenza del paziente, sia dei tempi di recupero e convalescenza (l’esatto contrario dello spirito della riforma) –all’assenza quasi totale di integrazione, confronto e programmazione tra ATS e altre Aziende Sanitarie Regionali.
Il risultato del fallimento della riforma equivale ad un peggioramento evidente dei livelli di assistenza, alla rinuncia alle cure da parte di molti , alla necessitò di ricorrere alle strutture private per le urgenze , per chi puo’ permetterselo economicamente. La Cgil Fp non ha dubbi…. O finalmente la Regione Sardegna si impegna con un finanziamento straordinario e fa partire i cantieri per riqualificare i piccoli Ospedali e i servizi ambulatoriali del territorio, oppure la Riforma rimane nei sogni di chi l’ha ideata.

Per quanto riguarda , invece, gli aspetti organizzativi dei Servizi, la gestione del personale, il rispetto delle relazioni sindacali, la tutela dei diritti economici e giuridici dei lavoratori, siamo di fronte …. per usare una terminologia molto in voga oggi tra i dipendenti ATS… ad una follia generalizzata. Il confronto con le Organizzazioni Sindacali accuratamente e scientificamente evitato (da oltre cinque mesi nessuna convocazione e zero assoluto in termini di contrattazione e confronto) ha determinato conseguenze e prodotto anche danni economici nei confronti dei dipendenti per la mancata applicazione delle progressioni economiche orizzontali, la mancata erogazione della produttività dell’anno 2017, il mancato rispetto degli accordi sui buoni pasto. Allorquando ha deciso di intervenire su aspetti economici salariali… la Direzione ATS l’ha fatto colpendo duramente i lavoratori e decidendo in maniera illegittima di abolire la norma contrattuale che prevede il pagamento dei festivi infrasettimanali (su questo aspetto abbiamo iniziato una vertenza anche a livello di Assessorato Regionale) Si persegue con la logica del determinismo unilaterale che ha visto la Direzione ATS, in questi ultimi mesi mettere in atto i seguenti provvedimenti organizzativi :

“Applicazione del nuovo funzionigramma con spezzettamenti, riaggregazioni, fusioni e riallocazione in sedi diverse di Servizi, Uffici e Dipartimenti la cui utilità ci sfugge ma che hanno creato perplessità tra centinaia di dipendenti, alcuni spostati all’improvviso senza alcun preavviso, altri nel limbo dell’incertezza perché da settimane non sanno dove saranno ricollocati ne chi sarà il loro responsabile; rielaborazione continua del regolamento sulla gestione del personale con recenti modifiche sui profili orari applicate, cosa gravissima, in maniera retroattiva, generando debito orario agli ignari lavoratori; Assegnazione contestuale di aree diverse di competenza ai Dirigenti di Servizio che passano più tempo in giro per la Sardegna a cercare di assicurare la propria presenza in territori cosi distanti tra loro, che a programmare e organizzare il lavoro dei propri collaboratori. Crediamo fermamente che la Regione Sardegna e la Direzione ATS abbiano il dovere morale di ammettere le difficoltà, fare un passo indietro e aprire un tavolo serio di confronto con le parti sociali e soprattutto con le organizzazioni sindacali”.

Nella foto l’ospedale di Alghero

S.I.