Pd-Bruniani, un rapporto (in)finito

ALGHERO – Per alcuni il Partito Democratico è il grande sconfitto di questi anni di amministrazione Bruno. Forse, un po’ lo è. In particolare chi ci ha messo la faccia, dunque consiglieri comunali e segretario. Anche se, come da straordinario film “La Haine”: il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. Dunque, bisogna attendere, anche se l’idea di “essere stati usati”, è sempre più diffusa.

Una lettura che deriva dagli ultimi accadimenti che sarebbero, anzi, sono un (ennesimo) triplice schiaffo ai dem catalani: tentativo di candidature alle regionali di Bruno, discesa in campo con Zedda per Cacciotto e nomina dell’assessore Nonne. Quest’ultimo, tra i tre, forse è elemento meno influente rispetto allo smacco subito. Ma certo, sommato agli altri, e in generale alla mancanza di risposte attese, diventa una “mini-waterloo”. Tutto ciò, a seguito del fatto che, senza gli esponenti dem in Consiglio, più Nasone, l’attuale esperienza amministrativa, probabilmente sarebbe finita già da tempo.

Forse il Pd proverà a minimizzare, ma, la verità è questa e trapela anche dai commenti amari sia di Enrico Daga (“sapevo benissimo che lo schema di sostegno a questo caravanserraglio non avrebbe portato niente di buono”) e poi, soprattutto, colui che ha lavorato, spesso nelle retrovie per permettere alla compagine governativa di Centrosinistra di arrivare fino alla fine e in particolare di raggiungere qualcuno degli obiettivi prefissati (ad oggi ancora tutti sulla carta) ovvero il capogruppo Mimmo Pirisi che ha scritto “affidabilita’, coerenza, appartenenza viene spesso sostituita con calcolo, opportunismo e in politica cambio di casacca che trasforma un Partito in un tram da prendere a convenienza, non mi rassegno a questa idea ci sono ancora luoghi della politica e persone che non sono cosi”.

Per non parlare del segretario Mario Salis da sempre contrario ad un ingresso in maggioranza tanto meno della condivisione di un percorso politico con i bruniani. E allora, la domanda nasce spontanea: visto che tutti, o quasi, erano e sono convinti che questa poteva essere una “stretta politicamente mortale”, perchè perpetrarla? La risposta è arrivata ieri sera. Sarà un caso o forse un scelta, non si sa, fatto sta che ieri entrambi i consiglieri del Pd erano assenti dall’Aula. Ma, vista la chiamata in “Seconda Convocazione”, apparentemente non c’è stato alcune effetto, ma in realtà i risvolti ci sono e saranno sempre di più.

A partire da una chiara certificazione del fatto che il mandato consiliare è finito. Ovvero le grandi questioni (viste anche le regionali di mezzo) che avevano visto il ritorno di fiamma tra dem catalani e Bruno non potranno essere portate in via Columbano, Questo perchè con 9/10 consiglieri non si può, di certo, approvare un Puc, tanto meno un Pul e altro ancora, compreso il Piano della Bonifica. Attenzione, gli strappi possono essere sempre portati a compimento, ma vista la necessità (richiesta giustamente a gran voce dallo stesso Bruno) di “ampie maggioranze” per votare certi provvedimenti, proseguire per i prossimi mesi in “Seconda convocazione” (bastano 8 consiglieri per avere il numero legale) sarebbe come minare alle basi proprio l’associazione tra due parole “Partito Democratico”, ecco, forse, alla fine, questo era l’obiettivo.

Nella foto i tre leader locali del Pd: Pirisi, Salis e Daga

S.I.