Grandi manovre verso il voto

ALGHERO – Tira aria di elezioni. Ieri, sabato 28 gennaio, possiamo dire che è stato il primo giorno di campagna elettorale. Non a caso Renzi ha fatto una sorta di comizio nell’intervento alla segreteria del Partito Democratico e altrettanto, ma in piazza, il centrodestra durante la manifestazione di Fratelli d’Italia. Ma in entrambi i casi c’è stato un controcoro: per il premier uscente è quello intonato da D’Alema, mentre per l’altra parte le mancate presenze a fianco di Meloni e Salvini. A rappresentare Forza Italia, ancora una volta, il presidente della regione Liguria (il giornalista, volto di Rete 4) Giovanni Toti.

Per la verità l’accelerata verso il voto l’ha data il pronunciamento della Consulta sulla legge elettorale. Oramai, a parte alcuni passaggi, importanti ma non fondamentale, l’orizzonte per tutti è il 40%. Ovviamente non per i piccoli partiti. E in questo senso, a vedere lungo, nonostante scelte da Ministro a dir poco discutibili, è stato Angelino Alfano. L’ex-delfino di Berlusconi ha compreso da tempo che non sarebbe stato il caso di andare insieme alle destre e così è divenuto parte integrante del Pd renziano andando ad aggiudicarsi qualche seggio sicuro e, dipende dal responso elettorale, anche il ritorno al governo. Questa scelta è stata seguita poi anche da Denis Verdini che coi suoi voti ha garantito la vita del governo. Una strada che probabilmente sarà percorsa anche da altri forzisti che non vogliono allearsi con i lepenisti italiani. E in questo s’innesta il progetto di Stefano Parisi che, quasi certamente, diverrà la “casa” dei delusi del centrodestra o meglio, come si usa dire dei “moderati”, che trovano più affinità al centro che a destra. Dunque anche questi andranno ad ingrossa le fila del supporto ad un Renzi bis.

Ma, la coperta è corta. Se da una parte i dem dell’ex-sindaco toscano potrebbero guadagnare verso ex-avversari, d’altra parte vedono sempre più incrinarsi i rapporti fino anche ad una paventata, e quanto mai realistica scissione, come tuonato ieri proprio da D’Alema, con la sinistra. Area politica che con Pisapia (ex-sindaco di Milano) ed Emiliano e Speranza sta cercando di riorganizzarsi con la regia anche di Bersani. Questioni che si riflettono a cascata anche sulle aspettative e questioni locali. Anche in Sardegna infatti ci sono da tempo dei movimenti (sotterranei, ma non troppo) che potrebbero causare delle scelte clamorose o strappi inattesi. Comprese le elezioni anticipate (rumors le danno sempre più certe) visti anche i problemi del presidente Pigliaru legati ad una maggioranza che oramai, un giorno si e pure l’altro, votano contro i provvedimenti della Giunta. Ma su tutto e tutti aleggia l’incognita dei 5 Stelle. Il movimento che, nonostante diversi problemi e, anche nel loro caso, una non impossibile scissione, resta sempre alto nei sondaggi.

Ancora una volta la politica italiana prende le sembianze di un appassionate film che però dimentica, spesso, le vere problematiche di un Paese che continua ad essere in crisi, che va a due, anche tre, velocità, che in certe regioni (Sardegna compresa) registra disoccupazione alle stelle e deve anche farsi carico degli immigranti, oltre che ancora non produrre quello sviluppo da settori come turismo e agricoltura che invece dovrebbero essere il volano dell’economia italiana. Tutti temi caratterizzanti ogni campagna elettorale, compresa questa che, oramai, è iniziata.

Nella foto il Parlamento italiano

S.I.