ALGHERO – “In questi giorni si è acceso un piccolo dibattito sullo sviluppo economico, partito da Olbia.
Il sindaco Nizzi ha scritto agli operatori dicendo “niente rinnovo del suolo pubblico per chi tiene chiuso il locale per più di 30 giorni l’anno.”
Qualcuno anche qui ad Alghero ha esaltato la scelta, altri sono stati più scettici. Oggi leggiamo che gli operatori olbiesi hanno risposto – a mio avviso giustamente – chiedendo di discutere prima le condizioni per restare aperti.
Una piccola premessa: sono convinto che tra nord-est e nord-ovest della Sardegna ci sia una differenza culturale profonda.
A Olbia l’impresa fa l’impresa; la politica, generalmente, crea le condizioni migliori per permetterle di lavorare.
Da noi – non solo ad Alghero, ma in generale qui nel nord ovest – per anni la politica ha raccontato la favola di poter fare tutto lei: anche l’imprenditore. Se ci si abitua a questo, si finisce per credere che ogni problema si risolva con una delibera, consegnando più potere alla politica – e quindi ai politici. Il risultato è una comunità in cui tutti sono convinti che i problemi debba risolverli qualcun altro. Una comunità assuefatta, dipendente e, in definitiva, meno libera.
Tornando al tema. Non ho in mano tutti i numeri di Olbia, ma una cosa la so: i locali aprono quando i ricavi superano i costi e chiudono quando succede il contrario. Vale a Olbia, ad Alghero e ovunque. Per questo, onestamente, non copierei la mossa di Nizzi.
Ad Alghero, per esempio, i suoli sono già distinti tra annuali e stagionali: chi tiene la concessione annuale paga un canone più basso rispetto allo stagionale.
Ma se l’economia algherese resta limitata al turismo, con collegamenti ridotti d’inverno, è inevitabile che d’inverno le imprese chiudano.
E poi manca però coerenza su altri fronti: per esempio sulla TARI degli alberghi, dove chi è stagionale paga meno di chi apre tutto l’anno.
Se vogliamo discutere di vero sviluppo e di aperture parliamo dell’elefante nella stanza. Ad Alghero abbiamo:
– una patrimoniale perenne con l’addizionale IMU al massimo,
– nessun PUC,
– abbiamo l’addizionale IRPEF al massimo,
– una TARI che cresce ogni anno,
– un Comune proprietario di tanti immobili inutilizzati che, nel frattempo, paga affitti altrove,
– un bilancio elefantiaco, che pretende di fare tutto e spesso finisce per non fare bene nemmeno le cose essenziali.
Se vogliamo più aperture fuori stagione – non solo per i turisti, ma soprattutto per i residenti – dobbiamo tagliare le tasse.
Far pagare la patrimoniale al Ccomune, vendendo o valorizzando gli immobili inutilizzati. Dobbiamo razionalizzare il bilancio comunale e aprire spazi per chi vuole investire, soprattutto giovani imprenditori.
Ecco, secondo me, questo è il vero terreno di confronto: come costruire incentivi. Non ha senso scatenare una guerra contro o tra ristoratori e strutture ricettive.
Se proprio dobbiamo “copiare Olbia”, iniziamo da qui: meno politica che vuole sostituirsi all’impresa, più libertà, più responsabilità. Una politica che smette di promettere miracoli e si concentra su ciò che deve fare: creare le condizioni perché lavoro e sviluppo siano possibili.
Il resto sono solo slogan”.
Alessandro Cocco, consigliere comunale Fratelli d’Italia