Case e scuola: paradosso Sa Segada

ALGHERO – Alghero, la Riviera dei paradossi. Oramai il centro catalano e il suo territorio potrebbero essere protagonisti, per la miriade delle tematiche offerte, di tutte le puntate di Striscia la Notizia. Si perchè oramai, forse, non basta più riempire le pagine di siti, quotidiani e anche social per denunciare le tante questione irrisolte. E molte, per essere chiari, non sono nate recentemente, ma purtroppo ancora non trovano una soluzione.

Tra le tante che saltano agli occhi c’è la bizzarria di Sa Segada. Borgata che invece di essere valorizzata, visto soprattutto l’eccezionale importanza della sua produzione agricola, si trova a dover subire nel suo limitato lembo di terra un assurdo affronto: da una parte le case popolari vuote e dall’altra la scuola occupata. Le prime sono state già ultimate da anni ma vista la mancanza di servizi sono ancora indisponibili. Le dieci famiglie che devono andare sono già state individuate dall’elenco definito dal Comune. Tanto è vero che, a fronte dell’assalto dei soliti vandali, pur non vivendoci ancora, stanno monitorando le proprie future abitazioni per evitare che vengano devastate. I pluviali e altre parti in rame sono scomparse già da tempo.

Ma a pochi metri da queste colorate e simpatiche costruzioni, c’è l’ex-scuola elementare. Una struttura di quasi 500 metri quadri che al suo interno ha una decina di aule, cucina, bagni e altri servizi. Vista lo spopolamento non è stata più utilizzata per i fini preposti. Ed ecco così che, dopo la tanto celebrata e decantata fine del campo nomadi dell’Arenosu, proprio la scuola è stata occupata da un famiglia rom. “Comprendiamo che anche queste persone hanno bisogno di un tetto, ma è possibile che, a fronte di tante famiglie algheresi senza una casa, un nucleo di rom abbia a sua disposizione un’intera scuola?”, si domandano da Sa Segada e non solo “inoltre, visto che lo abbiamo sotto gli occhi, stiamo parlando di un capo famiglia che ha un’azienda (raccoglie materiale ferroso a San Marco) con anche dei dipendenti, dunque non proprio dei poveri”.

Qualcuno la potrebbe definire guerra fra poveri. Però è oramai evidente che, per un indegno e stomachevole trend, per alcune persone sono più bisognose di altre. Senza considerare il velenoso e malsano effluvio di plastica bruciata che fuori esce dalla scuola occupata e accompagna chi la sera si reca a Sa Segada. Sarebbe ora che forze dell’ordine, servizi sociali e soprattutto l’amministrazione (nello specifico chi ha la delega all’agro l’assessore Natacha Lampis) si occupino di questa situazione senza rimandare oltre.

Nella foto la scuola occupata dalla famiglia rom

S.I.

Le case popolari ancora non consegnate alle dieci famiglie:
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