Vogliamo aprire, ma basta terrore e dateci certezze

ALGHERO – Sono una delle colonne dell’economia algherese e allargando dell’intero Paese. Oltre tutto rappresentano il settore dell’accoglienza del turista. Un comparto fondamentale che, nonostante le svariate richieste, non ha ottenuto ancora quella chiarezza necessaria per poter pianificare una ripartenza. Attività che si sono riunite in comitati e associazioni facenti capo al cosi detto mondo “Ho.re.ca.”. Tutti, o quasi, sono d’accordo per il riavvio delle attività ma, come sottolinea Alessandro Pesapane, titolare insieme al fratello del noto ristorante Aragon, “ancora ad oggi l’intero comparto è appeso alle notizie, spesso contraddittorie, che si susseguono da giorni“. Troppe volte pure notizie al limite della veridicità e pure della decenza. Ma questo è un altro (grave) problema connesso al mondo informativo, in particolare quello “mainstream”

“Per ripartire oltre alle certezze, abbiamo bisogno delle sicurezza per i nostri clienti e pure dei clienti, c’è troppa negatività, pessimismo e questo non aiuta per chi vuole azzardare ad aprire“, evidenzia ancora l’imprenditore. E come dargli tutti torti. E’ sotto gli occhi di tutti che questo periodo di quarantena ha inciso anche a livello psicologico visto il dramma in atto e il virus ancora presente in Italia e oltre e le migliaia di morti. Però, per un luogo come Alghero, che vive soprattutto di momenti di svago, dall’enogastronomia agli spettacoli passando per il mare e la cultura, la tranquillità e perfino gioia di poter uscire sono essenziali.

Certo la Sardegna è vicina al cosi detto “paziente zero”, però per supportare la riapertura delle attività non basta. Ci vogliono regole chiare, un sostegno tangibile di tutte le Istituzioni e un piano anche di accompagnamento al riavvio composto pure da imponenti azioni di promozione, marketing e intrattenimento. Intanto, oltre questi aspetti fondamentali, la chiusura dell’Aragon, cosi come accade per altre imprese, comporta l’impossibilità di dare lavoro diretto a quasi venti persone più indotto. Gli sforzi dei titolari sono volti a non mollare, ma le energie, economiche e fisiche, non sono infinite, anzi.