Villa Maria Pia story, esplode il caso

ALGHERO – Da quando è che non viene realizzato un hotel ad Alghero? Questa è una delle domande più frequenti che vengono poste quando si parla delle occasioni perse della Riviera del Corallo e in generale di quelle che sono le sue potenzialità. Non perché, è ovvio, realizzare nuove strutture ricettive sia la panacea di tutti i mali, ma è oggettivo che implementare e migliorare i servizi offerti, per chi fa dell’accoglienza la sua industria, diventa essenziale. E se possibile, magari farlo, a costo zero o quasi.

Ecco, Alghero, vista anche l’estensione del suo Comune e soprattutto la presenza di immobili di estremo pregio (alcuni in disuso e decadenti), avrebbe anche questa possibilità. Nello specifico, un esempio lampante, lo è Villa Maria Pia. Struttura che 10 anni fa e oltre cadeva a pezzi e invece ora, dopo i lavori di riqualificazione realizzati dall’impresa algherese Orn-Est, che tramite un progetto utile a recuperare fondi regionali se n’è aggiudicata la gestione, è un gioiello. In realtà il privato avrebbe potuto anche indicare un terreno e realizzare ex-novo una struttura, tramite i finanziamenti ottenuti, ma decise, in accordo col Comune e l’amministrazione dell’epoca (fine anni ‘90) di procedere nella riqualificazione e, soprattutto, gestione pluriennale dello stabile e area circostante contenente quello che doveva diventare un vero orto botanico e dunque un attrattore museale. Ma, invece, negli anni le cose si sono complicate e vista l’indicazione primaria di “foresteria”, la mancata creazione di un vero polo museale legato al verde e altre lacune, i gestori, come riportato da Marcello Meloni, titolare di Orn-Est, non hanno potuto operare in regime di concorrenza e dunque poter trasformare a tutti gli effetti Villa Maria Pia in una vera struttura ricettiva.

Senza considerare che, e questo non potrò che alimentare l’eventuale polemica sulla vicenda, l’accordo prevedeva e prevede che 5 stanze per 30 giorni all’anno fossero messe a disposizione a titolo gratuito dell’Amministrazione. E invece, a quanto pare, ospiti (artisti, autorità, etc), non pare abbiano trovato ristoro nel plesso fronte Calik e questo alla faccia dei tagli alla spesa e dell’interesse al bene comune. Ma, come da copione e viste le varie problematiche in essere, la questione non poteva non approdare in Tribunale: è stata fissata per il 28 febbraio dell’anno 2019 dal Tribunale di Sassari la sentenza che vede contrapposti la Soc. Orn-Est e il Comune di Alghero, in una causa che vede l’attore Orn-Est (Ornamenti Esterni) quale soggetto attuatore del Finanziamento Regionale ex Art. 18 Legge Regionale 37/98, contro l’Ufficio Demanio del Comune di Alghero.

Questa l’intera vicenda ricostruita con l’ausilio e la visione della documentazione illustrata dai privati.. Nell’anno 1999 la Regione Sardegna, per mezzo del Bollettino Ufficiale, pubblicò l’emissione di un finanziamento ai vari soggetti in campo regionale che permetteva la realizzazione di un progetto il quale, completata la fase di finanziamento pubblico, potesse rimanere stabile e redditizio nel mercato economico locale. La Legge Regionale del 24-12-1998 n.37 (Azione 4, “Progetti speciali per l’occupazione”) indicava chiaramente le linee guida da adottare per quanto riguardava i soggetti da individuare nel territorio. Tali soggetti, che dovevano aver maturato negli anni sia concretezza imprenditoriale che capacità di gestione, parteciparono al bando da tutta la Sardegna, tra cui, per la provincia di Sassari, la Coop. Orn-Est.

In data 15 ottobre 1999 il Comune di Alghero, con propria delibera n.480, concedeva in località Maria Pia un’unità immobiliare nel suo insieme, un casale d’epoca ex colonia penale + circa 10.000 mq di aree incolte esterne, il tutto racchiuso da una propria recinzione in muri di pietra. Atto questo imposto direttamente dalla Regione Sardegna per permettere al soggetto attuatore del finanziamento di presentare le dovute pratiche amministrative. Inoltre, con delibera n.354 del 15 dicembre 2000, il Comune di Alghero individuava, all’interno dell’immobile, una sala destinata agli spazi museali e congressuali da inserire nel proprio circuito museale cittadino. Inoltre l’Amministrazione Comunale si riservava l’utilizzo di 5 camere in uso gratuito per 30 giorni all’anno, questo a dimostrazione della partnership che stava nascendo tra ente pubblico e privato.

“Fino all’anno 2003, l’immobile, oggi individuato come “Villa Maria Pia”, risultava occupato da diverse famiglie e diverse figure senza fissa dimora. L’iter amministrativo di convalida del Finanziamento Regionale durò quasi 2 anni e mezzo, e furono richieste diverse integrazioni e documentazioni attestanti varie attività da realizzare in loco. Si stava dunque articolando un progetto, a totale investimento pubblico, per il quale il soggetto attuatore si impegnava a non usufruire di “utili di impresa” durante la fase non redditizia del restauro e realizzazione dell’Orto Botanico (fase 1), e a recuperare il suo dovuto durante i 10 anni di gestione successivi (fase 2). L’idea era quella di avere un Orto Botanico (con ingresso a ticket, da inserire nel circuito dei giardini monumentali italiani), il recupero e risanamento dell’intera palazzina (ex Colonia Penale) con la realizzazione al suo interno di un ristorante ;   15 camere disposte nei piani superiori ; un’ala della struttura dedicata al servizio museale e congressuale ; pertinenze esterne arredate e allestite per poter accogliere visitatori sia dell’Orto Botanico che del punto di ristoro e pernottanti. Tutto ciò si sarebbe trovato all’interno dell’Area Sportiva di Alghero, a pochi metri dalla spiaggia più blasonata della città, con alle spalle lo Stagno del Calich, quindi in un’area naturalistica perfetta”.

“Insomma, si trattava di un progetto “polifunzionale”, che avrebbe racchiuso al suo interno iniziative legate all’accoglimento dei visitatori e  associazioni del mondo della botanica (e quindi ecco la relazione con l’Orto Botanico e le sue varie essenze); alla valorizzazione del rinvenuto reperto storico denominato “Cripta Aragonese” o “Tomba del Cavaliere” situata nel parco;  iniziative legate al mercato turistico-ricettivo con l’accoglimento nella propria sede di circa 28-30 ospiti pernottanti nelle 15 camere; e iniziative legate anche il servizio di ristoro e arte culinaria, tramite il proprio ristorante per quelli che dovevano essere i visitatori delle varie attività che sarebbero dovute nascere all’interno.  A questo si aggiunge un richiamo importante che sarebbe potuto essere l’inserimento nel circuito museale cittadino dell’area che sarebbe dovuta essere destinata a “museo”. Non solo, la congressualità avrebbe potuto e dovuto diventare un punto di richiamo per le varie presentazioni o argomentazioni legate a questo o quell’altro titolo. Nel periodo primaverile-estivo, il parco con le sue superfici verdi avrebbe potuto accogliere varie iniziative anche di carattere artistico-culturale, con eventi quali workshop da poter svolgere anche all’aperto”.

“Nel gennaio del 2003 iniziarono i lavori di cantieramento della fase 1 del Progetto Regionale intitolato “Orto Botanico, pernottamento, ristoro ed intrattenimento sociale nell’immobile di proprietà comunale Palazzina Dirigenziale ed Ex Azienda Agricola di Maria Pia in regione Cuguttu”. A seguito di vari interventi di recupero, si resero necessarie 2 varianti economiche al progetto, per il quale le somme destinate al completamento dell’Orto Botanico vennero conferite alla ricostruzione del solaio del secondo piano dell’intera struttura e al rifacimento di tutti i tetti, in quanto, in virtù della situazione di occupazione che viveva la struttura,  fu impossibile fare i dovuti accertamenti e sopralluoghi preventivi prima di iniziare i cantieri. Terminati i lavori previsti al punto 1 del piano di fattibilità del business plan (quindi la fase di restauro) e terminati gli importi destinati al finanziamento del progetto complessivo, l’Amministrazione Comunale con proprio contratto siglato il 17 maggio 2007, si impegnava a proprie spese sia per il completamento dell’Orto Botanico entro il 31/12/2007, che per la realizzazione della sala museale.  Questi punti focali, richiamati dal progetto originario, avrebbero permesso, oltre alla stabilizzazione del personale per una apertura dell’attività di 12 mesi, anche all’incisivo inserimento nel mercato economico-ricettivo”.

“Nel frattempo, vi sono stati vari solleciti inviati dalla Coop. Orn-Est all’Amministrazione Comunale per adempiere a quelli che erano impegni sottoscritti contrattuali, per i quali non avrebbero potuto garantire gli accordi intercorsi tra il soggetto attuatore del progetto (Orn-Est) e il soggetto finanziatore (Regione Autonoma della Sardegna) e soggetto partner (Comune di Alghero). Nell’anno 2009, pur non avendo completato il progetto ma avendo tra le mani l’uso della sola foresteria e del punto di ristoro con le sole 15 camere, la Soc. Orn-Est (che nel 2008 a seguito di nullaosta regionale venne convertita da Coop. a S.r.l….meglio si presta all’attività d’ impresa.)    Ottenne a distanza di circa 3 anni la prima autorizzazione all’esercizio, autorizzazione, monca, parziale, l’autorizzazione infatti risultava essere in capo al Dirigente del Servizio Demanio il quale si avvaleva delle funzioni della soc. Orn-Est s.r.l. per svolgere i servizi dell’attività all’interno delle mura di Villa Maria Pia.  Una autorizzazione all’esercizio a carattere annuale, da rinnovare di anno in anno. Oltre che limitati nei mezzi limitati anche nella gestione, La Soc. Orn-Est s.r.l. dopo 3 anni e mezzo di restauro senza utili d’impresa, e due anni di attesa ha comunque accettato le condizioni , fiduciosi degli accordi siglati tra Regione Autonoma della Sardegna e Comune di Alghero, meglio identificati nelle delibere di giunta Comunale e nella n° 354 del 17 aprile 2007 che anticipa la sottoscrizione del contratto di Gestione.  decise di inaugurare la struttura anche in assenza di punti focali e trainanti nell’ aprile 2009″.

“È giusto ricordare che l’accordo contrattuale riportava il 31/12/2007 quale data ultima entro la quale l’Amministrazione Comunale si sarebbe impegnata a proprie spese a portare a termine il progetto.  Negli anni si sono susseguiti ben 8 dirigenti all’ufficio demanio, 2 commissari prefettizi e 3 sindaci, tutti sufficientemente posti al corrente del grave problema, al punto che, per una vera questione di tutela, la Soc. Orn-Est non ha potuto esimersi dal tutelarsi e a seguito dei ripetuti tentativi di sollecito per il completamento del progetto, nell’anno 2015 ha indetto una causa civile per danni , per i soli primi 5 anni. Il fallimento del progetto ha inciso negativamente anche nelle casse della società gestore che con rilevanti perdite ha continuato il ruolo intrapreso e gli impegni trascritti con  l’Ente Finanziatore (RAS) il quale potrebbe addirittura chiedere che venga reso l’intero finanziamento, in quanto il progetto non è mai decollato”.

“Per meglio descrivere il fallimento e le cause che hanno indetto gli attori a costituirsi civilmente, c’è : il Non realizzo dell’Orto Botanico, fulcro principale del finanziamento, il non realizzo dell’area museale, il non realizzo dell’area congressuale, il non uso delle 5 camere per 30 giorni all’ anno, il mancato raggiungimento dei livelli occupazionali,  la mancata incidenza dell’attività economica, a tutto questo si aggiungono le perdite di esercizio e gli interessi passivi che fanno chiudere i conti dei primi 5 anni con un conto a carico dell’ente pubblico di circa duemilioni/00. E ancor più grave non sono mai trascorsi i 10 anni di gestione con fini di redditività e occupazione a giustificare l’investimento pubblico speso”.

“Nello specifico, e richiamando gli Art. 17 e 18 del Contratto di Gestione siglato il 17/05/2007, la Soc. Orn-Est rimarca il fatto di aver reso alla fruibilità del Comune di Alghero un immobile che si trovava completamente in fase di abbandono, con degli spazi brulli, aver riversato l’intero finanziamento verso un progetto che avrebbe dovuto garantire pregio sia alla città che alla gestione e che in maniera incisiva avrebbe dovuto garantire livelli occupazionali stabili. A fronte di questo per via della Delibera Regionale 36/1 le lavorazioni di restauro venivano sgravate sia di un 15% spese generali che di un 10% utile di impresa, per il quale oggi la Soc. Orn-Est   indica quale soggetto inadempiente il Comune di Alghero”.

“Ancor oggi Villa Maria Pia – spiegano da Orn-Est – resta un incompiuta e un grave problema per il Comune di Alghero che ha disatteso ogni impegno sia con l’impresa che con la Regione. Nei mesi e negli anni non sono mancate note, richieste e tentativi di incontri, non ultime con il Sindaco odierno della Città di Alghero, il quale è stato informato fin dalla suo insediamento, ma ripetutamente non è stato possibile mettersi in contatto con lui, risultando, di fatto, non presente per quanto necessario su questa vicenda. Spiace ricordare che l’Amministrazione Comunale è una amministrazione che deve garantire l’incolumità dell’ente pubblico ma anche la salvaguardia delle aziende sane e solide che appartengono al proprio territorio. In questo specifico caso, si è voluto far finta di niente per anni, e oggi si ripropone la stessa vicenda nell’ideare il recupero dell’ex cotonificio di Via Marconi con un progetto di coinvolgimento pubblico-privato, pur sapendo di non essere all’altezza di poter gestire tali rapporti”. La speranza degli algheresi, a prescindere da responsabilità attuali o passate, è che quella struttura non ritorni ad essere un rudere e che diventi il primo di diversi strutture ricettive e di servizi che possano nascere a Maria Pia.

Nelle foto Villa Maria Pia e il direttore della struttura Marcello Meloni (Orn-Est)

S.I.