“Soffro come un leone in gabbia”

ALGHERO – L’avvicinarsi del voto non può che fungere, tra le altre cose, anche da percorso epifanico. Una chiarezza che l’esito delle elezioni contribuirà a dare ancora in maniera più netta, ma nel frattempo la fine del dei vari mandati amministrativi, in particolare quello locale, non potrà non offrire un ritorno ad un periodo meno sfuocato e più trasparente tra i vari schieramenti, dopo un periodo nebuloso, forse, mai visto. In questo solco, senza dimenticare la difficile situazione che attraversa Alghero, si inserisce il commento di Enrico Daga, consigliere comunale e dirigente locale del Pd, ma soprattutto imprenditore e operatore turistico, che tra le righe scrive delle parole non da sottovalutare e che anzi fanno emergere diversi aspetti che, lui stesso non nega, riguardo una generale insofferenza verso la condizione politica e sociale che attraversa Alghero.

Il tutto parte dalle presunte voci di un candidatura alle regionali a cui Daga commenta: “Il mio è un silenzio imbarazzato, avvilito, intriso di pudore e buona volontà, quello di chi sa di compiere quotidianamente una funzione che non gli è propria (la stampella), per una ragione superiore. Quale sia la ragione è semplice da dedurre: ho deciso di mettere i miei interessi politici personali in disparte, sacrificando contemporaneamente il mandato ricevuto da quasi 3700 persone, per non dare alla città l’ennesimo commissario. So che molte di loro lo hanno apprezzato, altre meno, e le capisco”.

“In altre parole: teorizzo che l’esperienza Bruno debba compiere il suo percorso fino alla fine del mandato, perché questo, gli Algheresi, hanno decretato col voto del lontano 2014. Forse sarò colui che pagherà politicamente il pezzo più alto ma, credo, di aver contribuito, con questo gesto, a fare chiarezza, in una città famosa per l’interruzione anticipata delle consiliature. Interruzioni premature alle quali anch’io ho talvolta ho contribuito, che non hanno fatto altro che avvantaggiare i più scaltri, i più furbi. Solo oggi ho capito di essere stato oggetto di scambi fatti in camere segrete. Molti di noi sono stati calpestati, usati, talvolta sacrificati in ragione della gestione del potere dalle solite lobbies di peracottari della politica locale che da sempre effettuano scorribande in questa città e che la tengono ferma, quasi sotto sequestro”.

“Esperienze, dicevo, che mi hanno aiutato a maturare, politicamente. Ho imparato che a volte basta attendere per scoprire quale dev’essere la strada da imboccare. Con questo spirito, questa volta, ho voluto che non ci fossero alibi. Desidero fortemente che gli Algheresi decidano se questa esperienza andrà salvata e se da questa esperienza si ripartirà o, viceversa, se sarà bene affidare il nostro futuro in altre mani. Ecco perché sono in silenzio, e un po’ spettatore, sulle questioni locali. Taccio, e soffro. Rifletto. Aspetto giugno, come un leone in gabbia”.

Nella foto Enrico Daga

S.I.