Sa Segada, scuola-favela: basta

ALGHERO – Chi è nato in Italia è italiano. Doveri e diritti. Stesso discorso per quelli che per anni sono stati chiamanti “nomadi” divenuti col tempo stanziali. Secondo alcuni chiamarli “rom” sono algheresi. Probabilmente è giusto, la società ci civilizza e va avanti e anche queste popolazioni dobbiamo integrarle e non ghettizzarle. E allora, essendo spesso nati qui o comunque vivendoci da tanti lustri, non possono che essere considerati che algheresi a tutti gli effetti.

Ed allora è giusto, anzi doveroso, che anch’essi rispettino le leggi vigenti e non abbiano corsie preferenziali o pseudo tali. Certo perchè vivere in una scuola abbandonata non è certo un vantaggio, è ovvio. Ma sicuramente lo è rispetto a tutte quelle famiglie algheresi che da anni attendono un tetto dal Comune trovandosi nella graduatoria per le case popolari che però è ferma e non vengono assegnati alloggi da secoli.

Ed è così che cresce e aumenta la rabbia nel vedere il plesso di proprietà del Comune di Alghero, dunque di tutti noi, “occupato” da tempo da alcune famiglie nella borgata di Sa Segada. Un immobile immenso, tanti metri quadri lasciati in totale abbandono e disuso in un momento in cui poi vediamo gli assessori di turno parlare di taglio agli sprechi. Se veramente si volessero diminuire i costi eccessivi dell’ente con sede a Sant’Anna forse si dovrebbe iniziare col valorizzare il patrimonio immobiliare che invece, come in questo caso, vede alcuni nuclei che hanno fatto propria una struttura pubblica sotto gli occhi di tutti e in barba ad ogni legge. E, come ci segnalano da Sa Segada, non solo l’occupazione, ma anche “un mantenimento vergognoso del plesso totalmente in dispregio al valore di un bene pubblico come se fosse un un accampamento delle favelas”.

Nella foto la scuola fotografata e segnalata dal Comitato di Quartiere di Sa Segada

S.I.