Problema non (solo) politico, ma sociale

ALGHERO – “Il problema non è solamente politico, ma sociale”. Una frase che mette a fuoco in maniera nitida e chiara quanto sta avvenendo ad Alghero. Un pensiero, questo, sempre più diffuso rispetto a quegli che invece erano gli auspici (tanti) risposti in Mario Bruno. Un politico di lungo corso con esperienze locali e soprattutto in seno alla massima assise regionale con ruoli apicali come il vice-presidente del consiglio, oltre che in commissioni e nel partito (tesoriere con Progetto Sardegna e capogruppo col Pd). Insomma un curriculum di tutto rispetto che aveva convinto la maggioranza (risicata) dell’elettorato algherese a dargli fiducia nelle elezioni dell’anno scorso.

Si, un anno e poco più è trascorso dall’esito di quel voto. Eppure sembra passato molto più tempo. Questo perchè, ed è un profonda lacuna in seno a coloro che si sono candidati a fare gli amministratori, i tempi sono cambiati. Oggi la gente ha fame di risposte. Non solo, attenzione, il classico posto di lavoro (oramai quasi una chimera), ma di progetti che dimostrino la voglia di rilanciare il territorio e non soccombere agli eventi esterni. Invece tutto questo stenta ad arrivare. Anzi non c’è neanche l’ombra di spinte propulsive per fare risplendere la Riviera del Corallo. La stupenda giornata di domenica ne è un esempio: un città meravigliosa, ma completamente vuota. Tutti a Mamoiada.

Apparentemente piccole questioni che però invece sono fondamentali. “Il problema non è solamente politico, ma sociale” dicevamo. Ed è così che anche essere lontani dalle dinamiche che muovono il tessuto sociale cittadino alla fine pesa in maniera decisiva per poter amministrare al meglio una comunità difficile come quella algherese. A ciò si sommano le motivazioni politiche. Soprattutto la distanza, sempre più marcata, con “la stanza dei bottoni” a conduzione del Partito Democratico. A parte le insanabili fratture con la dirigenza locale, cresce la distanza da chi governa i processi (quelli veri e importanti) di livello nazionale e oltre.

Un isolamento del territorio che riflette quello di Bruno come da critiche della stessa maggioranza. “Non abbiamo fatto un’alleanza per arrivare ad avere un uomo solo al comando, questo a noi non ci è mai piaciuto, tanto meno adesso dove non veniamo coinvolti nelle decisioni”, dice Usai intervistato oggi. Ma Non solo i consiglieri dell’Udc, per essere chiari. Loro sono solo quelli che hanno avuto, quasi fuori tempo massimo, il coraggio di alzare appena la voce. Ma il malumore è latente in altre componenti della maggioranza. E ricordando che adesso, con le dimissioni di Bamonti e Asini, ci sono due importanti deleghe (soprattutto quella delicata ai Servizi Sociali) scopert e senza guida, oltre che un consiglio convocato a singhiozzo. Senza considerare che i numeri non ci sono più. Questo non solo per la scelta dello Scudo Crociato che farebbe mancare tre consiglieri, ma perchè la consigliera dell’Upc (per motivi personali, diciamo) è sempre assente. Dunque siamo 12 a 12. Questi i freddi numeri. Ma ripetiamo, il problema non è solo politico, ma sociale ed è per questo che la fine appare segnata e salvo qualche improbabile sorpresa a fine maggio si ritornerà alle urne.

Nella foto Mario Bruno

S.I.