Crisi, exit-strategy: proposte di Daga | intervista

ALGHERO – In questi strani giorni. Un periodo di devastante difficoltà, inedito, mai vissuto che, però, può trasformarsi in qualcosa di positivo, se lo vogliamo, oppure di negativo, molto negativo, se invece ci si adagia e diventa preminente il chiacchiericcio social e poco altro. Invece, come oggi indicano le testate giornalistiche nazionali a seguito delle dichiarazioni del Presidente Conte, dei Ministri e alcuni esperti, a breve si potrà ripartire. Verosimilmente tra fine aprile e primi di maggio. Dunque manca poco. Per questo, anche se oggi si deve stare ancora a casa, è indispensabile che la Politica, cittadini, imprese, rappresentanze di categoria (sarebbe importante sentire la loro voce nei settori più importanti) si preparino al meglio per essere subito di nuovo operativi. Altrimenti, la crisi già preesistente, potrebbe affondare definitivamente un territorio, quel del Nord-Ovest, che la pandemia ha messo ulteriormente a nudo. Bisogna rialzarsi e reagire con l’aiuto di tutti e in particolare di chi ha capacità, conoscenze ed esperienze.

In vista di questa ripartenza che rappresenta una chiara occasione da non perdere, abbiamo deciso di intervistare alcuni rappresentanti del mondo imprenditoriale e politico. Qui di seguito alcune domande ad Enrico Daga, noto titolare e gestore di locali, presidente di Fipe ed esponente politico.

1) Negli scorsi giorni lei ha rivolto un appello alle forze politiche e in generale a quelle dirigenziali della città per creare un comitato di crisi con all’interno personalità atte anche a supportare l’amministrazione in un periodo come questo di crisi epocale, sembra un appello caduto nel vuoto?

In momenti come questo chiunque di noi ha il dovere di offrire la propria disponibilità per dare una mano, per molto o poco che sia. Servono generosità e altruismo. Capisco che un proposta lanciata dal sottoscritto possa essere osteggiata per via dei miei trascorsi politici: come spesso accade in politica le cose camminano se a proporle sono le persone giuste. Posso perfino accettare di non essere preso in considerazione, ma mi auguro di assistere ad una reazione, ad una “chiamata all’azione” per una ripartenza organizzata. Sono certo che Alghero, se opportunamente stimolata, avrebbe tutte le prerogative per stupirci. Attraversiamo un momento tremendo sotto tutti i punti di vista che non può essere affrontato con strumenti ordinari, serve un salto di qualità.  E’ necessario che si faccia ricorso a tutte quelle personalità che a vario titolo hanno maturato esperienze e conoscenze nei vari  ambiti della società che oggi possono aiutare molto. L’amministrazione si, ha vinto delle elezioni democratiche, ma non s’illuda di poter far da se. Ovvio che la catena di comando dev’essere capitanata dal sindaco, il quale, da un’operazione simile avrebbe solo da guadagnarci in termini di aiuto, consenso, di condivisione delle responsabilità. Decida lui il metodo, i tempi, le persone da coinvolgere, ma si faccia in fretta. Al momento l’appello è stato raccolto, anche pubblicamente, da alcuni leaders di forze politiche del territorio e di numerosi cittadini, a livello locale silenzio. Lo stesso che si incontra tra le vie commerciali della città.

2) Quali sono alcune delle misure che Lei andrebbe ad attuare per uscire dal tunnel?

La mia è solo una proposta di metodo, una base di lavoro su cui ragionare. Serve la costituzione di un gruppo di lavoro coordinato necessariamente da uno o più esperti in politiche partecipative e sviluppo locale, suddiviso in aree tematiche, per stimolare alla riflessione ed alla proposta tutti i comparti produttivi, associativi e del terzo settore, ovviamente con il coinvolgimento del management aeroportuale e della Fondazione Alghero. Ogni sessione di lavoro presieduta dal Sindaco o suo delegato. Un focus particolare andrebbe orientato sulla filiera del turismo che da sola garantisce quasi ottomila occupati.  Già fare questo sarebbe la metà dell’opera, sono certo che sarebbe come aprire l’uovo di pasqua.

3) Andando oltre le mura, dei suggerimenti, sempre per uscire dalla crisi, ai governanti regionali

Alla regione Regione Sardegna raccomanderei di approntare provvedimenti per sostenere l’economia del settore turismo. So che a Cagliari sono molto concentrati sul fornire credito alle imprese. L’impressione è che siano arrivati in ritardo. Questa sera il CDM ha varato un provvedimento che metterà in campo nel suo complesso circa 700 miliardi di Euro per fornire garanzie alle imprese nei confronti delle banche. Una cosa mai vista, di portata storica per la nostra economia, che supera a piè pari la carenza di liquidità nel sistema economico. Ma i debiti, devono essere restituiti, e per fare questo serve che le aziende abbiano dei buoni bilanci. Non serve grande creatività : la RAS si faccia carico dell’abbattimento degli oneri sociali a carico delle imprese così com’era fino al 1992 (anno in cui è stato introdotto il criterio dei “contributi pieni”) per abbattere il costo del lavoro.

In questo modo si otterrebbero almeno 4 cose: il ripristino di un equilibrio in un settore che ha nella sua gestione caratteristica costi del  personale abnormi, in cui fare utili d’impresa è quasi sempre un miraggio e dove troppo spesso si scarica tale impatto sui lavoratori; l’ incentivo all’apertura nelle stagioni di spalla; si diventerebbe più competitivi in termini di tariffe rispetto a destinazioni internazionali dove un lavoratore percepisce 300 dollari al mese; si terrebbero alti i livelli occupazionali.

Ora che gli aiuti di stato sono possibili bisognerebbe far sapere al Presidente Solinas e a tutta la sua giunta, che non esiste modo migliore ne più sicuro, dove investire le risorse di tutti i sardi.

4) Lei è presidente di Fipe e da anni in Confcommercio, le attività come possono contribuire alla ripresa?

L’abbiamo detto, il settore che mi onoro di rappresentare, è quello che garantisce i maggiori livelli di occupazione in città. Non prevedere misure a sostegno del settore, anche alla luce degli stravolgimenti che ne deriveranno a causa delle future norme di prevenzione dal COVID 19, sarebbe una gravissima colpa. Non mi riferisco al solo abbattimento dei tributi locali che dev’essere la base di partenza, ma immagino l’estensione delle concessioni di suolo pubblico ove possibile, la predisposizione di eventi che abbiano ricadute sul settore, la possibilità di dotarsi di infrastrutture come gazebo o apparecchiature per il riscaldamento di esterni, per sopperire alla carenza di spazio utile, in un nuovo rapporto esercenti amministrazione. Insomma, se la vita al chiuso per bar e ristoranti sarà difficile, organizziamoci laddove sarà possibile. E tanto marketing, soprattutto rivolto al mercato locale e nazionale.

5) Chiudiamo, se la sente di rivolgere un appello agli attuali amministratori locali?

L’ ho già fatto, con tutto il cuore.