Agro, Puc e Ppr: l’opinione di Manconi

ALGHERO – Incentivi in agricoltura, Puc e Ppr: una difficile convivenza…almeno ad Alghero
La Commissione Europea, il 19 agosto dello scorso anno, con la Decisione di esecuzione C(2015) 5893 approvava il Programma di Sviluppo Rurale (Psr) a valere per gli anni 2014-2020 della Regione Sardegna. Il Psr – è bene saperlo – rappresenta il principale strumento di programmazione finanziaria a disposizione delle Regioni italiane (e non) in ambito agricolo e, prima di giungere, con circa due anni di ritardo (sic!), alla sua stesura definitiva, ha dovuto attraversare una serie di difficili step autorizzativi.

Le imprese agricole, di piccole, medie e grandi dimensioni, si avvalgono di questo vitale strumento, non solo per accedere agli aiuti da destinare alla salvaguardia e miglioramento dell’ambiente rurale e agli investimenti non produttivi (Indennità compensative, Agricoltura biologica, Benessere degli Animali, ecc.) ma anche per quanto concerne gli investimenti produttivi ricompresi nel cosiddetto Asse 1.
Tra quest’ultimi rivestono particolare importanza la Misura 4, ed in particolare la Sottomisura 4.2 “Sostegno a investimenti nelle aziende agricole” (ex Mis. 121), alla quale vengono destinate risorse per circa 260 milioni di euro, e la Misura 6, ed in particolare l’intervento 6.4.1 “ Sostegno ad investimenti nelle aziende agricole per la diversificazione e lo sviluppo di attività extra agricole (ex Mis. 311), alla quale vengono destinate risorse per 80 milioni euro. In sintesi si tratta di circa 340 milioni di euro da destinare al miglioramento delle aziende agricole sia dalla prospettiva infrastrutturale (recinzioni, viabilità, ecc.) che da quella strutturale (magazzini, depositi, fienili, agriturismo, fattorie didattiche, laboratori agroalimentari, ecc.).

Vivere un territorio agricolo come il nostro significa, infatti, investire nel suo sviluppo, migliorarlo e adeguarlo alle nuove condizioni offerte dal mercato. L’UE, Stato Italiano e Regione Sardegna, proprio per tale motivo, sostengono queste esigenze con contributi in conto capitale in grado di coprire, a fondo perduto, fino al 70% dell’investimento. Fin qui tutto bene, sosterremo noi, al pari di chi, cadendo dalla finestra, ancora non è giunto al suolo. Ma il nostro schianto si chiama “cantierabilità” e, di fatto, impedisce a gran parte degli imprenditori agricoli algheresi di accedere a questi finanziamenti ovvero di competere ad armi pari con i loro dirimpettai sassaresi e con il resto della Sardegna. Per “cantierabilità” intendiamo la somma dei requisiti che un’opera deve possedere per essere cantierata. Il primo tra questi è avere un progetto esecutivo approvato: senza tale condizione, non solo si perderebbe ogni priorità di accesso al bando ma, nel concreto, non potremo avere alcuna opera da finanziare!

Il Piano Paesaggistico Regionale individua all’interno delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), “alcuni sistemi storico-culturali che rappresentano le più significative relazioni sussistenti tra viabilità storica, archeologia e altre componenti di paesaggio”. Nello specifico viene annoverato, al punto 23, il “Complesso territoriale delle bonifiche di Alghero-Fertilia”. Per quanto riperimetrato attraverso la Delibera G.R. n.26/33 del 06.07.2010, tale compendio territoriale rappresenta una quota parte di notevole estensione dell’agro algherese, comprendendo al suo interno le borgate agricole di Sa Segasa, S.M. La Palma, Guardia Grande, Maristella, Corea, ecc.. In quanto caratterizzate da “forte identità in relazione a fondamentali processi produttivi di rilevanza storica”, le aree di Bonifica vengono normate in qualità di Beni Identitari. Questo comporta che la nuova edificazione venga consentita solo se prevista nei PUC adeguati al PPR.

Alghero non possiede un Puc nè, tantomeno, un Puc adeguato al Ppr; per questo motivo non è permessa l’edificazione all’interno dell’area perimetrata comprendente il Sistema delle Bonifiche.
Ora, senza voler entrare nel merito del PPR o del travagliato iter del PUC algherese, è tuttavia doveroso evidenziare questa empasse normativa che, in buona sostanza, impedirà a gran parte delle imprese agricole algheresi di beneficiare dei fondi pubblici a sostegno degli investimenti aziendali per le ragioni sopra spiegate. Qui prodest? A chi giova tutto questo? Non ci resta, nostro malgrado, che confidare nel “Piano Casa” di turno, avanzare a piccoli passi da 90 metri cubi alla volta, mentre altrove, in modo forse più lungimirante, si decolla beneficiando di tutte le risorse pubbliche messe in campo a sostegno del mondo agricolo.

Ferdinando Manconi
Dottore Agronomo

Nella foto il dott. Manconi mentre fa lezione