ALGJERO – “Le recenti elezioni “provinciali” svoltesi in Sardegna hanno mostrato, ancora una volta, il volto grottesco di un sistema politico che esclude il popolo per rafforzare i giochi di potere delle consorterie partitiche. È doveroso dirlo con chiarezza: ciò che si è appena consumato non è un momento di democrazia, ma la rappresentazione plastica della sua negazione.
Il meccanismo elettorale adottato – privo di reale partecipazione popolare, ridotto a una conta numerica di voti ponderati – ha trasformato un’istituzione teoricamente rappresentativa in un teatro imbarazzante, dove a decidere non sono i cittadini ma le segreterie di partito e gli equilibri interni alle loro filiere di potere. Soltanto in alcuni casi, grazie all’impegno e al coordinamento di amministratori non allineati alle segreterie, il sistema perverso è stato sconfitto e ha portato all’elezione di consiglieri indipendenti.
I numeri esibiti come trofei da una classe politica autoreferenziale, se confrontati con la reale partecipazione del popolo, fanno sorridere amaramente. C’è ben poco da esultare. Questa non è democrazia, è partitocrazia allo stato puro: un meccanismo che conserva, distribuisce e spartisce potere con una legittimazione soltanto formale, priva di reale mandato popolare.
Per i piccoli comuni, cuore pulsante della nostra Isola, il danno è ancora più grave: il voto ponderato li marginalizza, riducendone il peso politico e svilendo ulteriormente il loro ruolo. È un segnale chiarissimo di come lo Stato consideri i suoi territori: periferie da amministrare, non comunità da rappresentare.
Per noi indipendentisti, questo è un campanello d’allarme. Non possiamo accettare che la sovranità popolare venga progressivamente esautorata, che la voce del nostro popolo venga messa a tacere in nome
di logiche estranee agli interessi della Sardegna. Dobbiamo avere il coraggio di denunciare questa deriva, di smascherare il paradigma coloniale che si perpetua attraverso queste pratiche, di ribadire che la democrazia senza popolo non è democrazia”.
La Sardegna merita istituzioni realmente rappresentative, fondate sulla partecipazione diretta dei cittadini e sul rispetto delle comunità locali, non l’ennesima caricatura di democrazia imposta da un
sistema che ha come unico scopo quello di mantenere se stesso. O si avvia un percorso di autogoverno fondato sulla partecipazione popolare, oppure i nostri territori resteranno ostaggio di decisioni imposte dall’esterno.
Repùblica è e resterà la voce di chi non si rassegna a questa farsa e agirà affinché queste dinamiche vengano superate e tutti gli enti locali possano ritrovare rappresentanza e connessione reale con i territori”.
Repùblica