ALGHERO – Mentre l’agenda regionale è sempre più pregna di sagre, spettacoli e feste varie, arriva la doccia fredda a risvegliare un popolo in preda ad un diffuso torpore apparentemente ristorato dai weekend fuori porta e dalle valanghe di deliveroo invernali.
E’ l’analisi della Caritas a rendere nota una fotografia impietosa, drammatica e molto preoccupante della Sardegna. Un forte aumento della povertà e dell’esclusione sociale con un tasso di povertà relativa che raggiunge il 16% nel 2024. Stando alle rilevazioni Istat, nel 2024 circa 128.000 famiglie sarde si trovano in condizione di povertà relativa, rispetto alle circa 118.000 del 2023, dunque ben 10.000 famiglie in più in un solo anno sono piombate in condizioni di povertà.
Nel corso del 2024 i redditi delle famiglie sarde hanno mantenuto sostanzialmente un trend di crescita. D’altra parte, l’incremento dell’occupazione, accompagnato da un miglioramento delle retribuzioni, ha determinato un aumento del reddito disponibile nominale. Tuttavia, il potere d’acquisto dei sardi ha potuto beneficiare solo in parte della flessione dell’inflazione, poiché la dinamica dei consumi è rimasta contenuta, mostrando una crescita moderata. In altri termini, le famiglie sarde hanno continuato a spendere di più acquistando di meno.
La “sfida delle sfide” è la questione demografica. Le problematiche demografiche che interessano la Sardegna rappresentano una sfida rilevante, destinata nel tempo a generare conseguenze significative sulla spesa sanitaria e assistenziale. Al 1° gennaio 2025 la popolazione residente risulta diminuita di 9.114 unità rispetto all’anno precedente, nonostante il contributo positivo del saldo migratorio, stimato in +2.578 unità.
Nell’ultimo anno, la Sardegna ha perso circa 9.000 abitanti, un dato che si inserisce in un trend di spopolamento che ha visto l’isola perdere circa 100.000 residenti negli ultimi 10 anni. Le cause principali sono la denatalità, che ha raggiunto nuovi minimi, e un saldo migratorio interno negativo. Trend che purtroppo riguarda anche Alghero e il suo territorio, Sassari compresa che, nonostante sia una città con un terziario da sempre preponderante, vede un crollo della popolazione che non può non far allarmare. Stesso discorso per Alghero, località turistica che, seppur registri l”estate sempre numeri record, si trova a subire una denatalità record e soprattutto a registrare uno sviluppo sempre più flebile e fragile che non crea economie strutturate e crescita decisa. Su questo, tra le tante gravi criticità, incide l’assoluto stallo nella ultimazione di importanti e strategiche opere pubbliche e della modernizzazione dei servizi, oltre che della necessità di avere maggiori collegamenti aerei anche tra i mesi di ottobre e marzo.
Il saldo naturale (il rapporto tra nati vivi e morti), costantemente negativo, ha determinato non solo una progressiva riduzione della popolazione residente ma anche un marcato invecchiamento della stessa. Entro i prossimi 30 anni la popolazione residente potrebbe subire una contrazione del 25,0%, passando dagli attuali 1.561.339 abitanti a circa 1.165.000. Tale dinamica avrà ripercussioni profonde e trasversali, non solo sul piano sociale, sanitario ed economico, ma anche sotto il profilo culturale e identitario. In altri termini, la Sardegna di oggi rischia di essere molto diversa da quella che conosceranno le generazioni future.
Le principali criticità evidenziate dal 19° report sono, dunque: l’aumento delle famiglie in povertà, passato da 109.000 a 118.000 nel 2023, e un numero record di persone che hanno chiesto aiuto ai servizi. L’inflazione è stata un fattore determinante nell’aggravare la situazione.
Stefano Idili