Giallo Porto: perchè 3 anni di silenzio?

ALGHERO – Per raccontare questo periodo, non sono sufficienti degli articoli e approfondimenti, ci vorrebbe un libro. Un commento assai diffuso. E chissà se mai qualcuno non lo farà. Di sicuro per chi deve narrare fatti e avvenimenti, questo è, forse, uno dei momenti più floridi di sempre. Non c’è giorno che non accada qualcosa. Purtroppo, però, non è altrettanto stupendo per i cittadini. Infatti anche se si cerca di far apparire tutto o quasi “lustrini e paillettes” a forza di nascondere la polvere sotto il tappeto ormai la montagna di ronya e visibile anche da Capo Caccia. A parte le allegorie, è chiaro che, oramai, oltre un lustro di scelte mancate e occasioni perdute, almeno sui temi principali, sta iniziando a pesare in maniera devastante. Inutile, a parte qualche sciocco e ultra, illudersi che il passaggio estemporaneo del Giro d’Italia o la quarta edizione del Mondiale del Rally possano risolvere tutti i problemi degli algheresi. I grandi eventi, curati e organizzati bene, sono essenziali, ma senza interventi strutturali (e una programmazione e promozione all’altezza delle sfide odierne) Alghero sarà sempre più condannata alla marginalizzazione.

Per alcuni addirittura “siamo vittima di un complotto”. Del resto, gli elementi ci sono tutti: primo tratto strada 4 corsie, aeroporto, circonvallazione, borgate, pianificazione urbanistica, Maria Pia, golfo di Porto Conte, sistema idrico e depuratore con Abbanoa e soprattutto il porto (anzi i porti, compresi Fertilia e Porto Conte). Ognuno di questi temi vede una preoccupante stasi. Un pantano politico-amministrativo che, naturalmente, la crisi generale, ha amplificato. Volenti o nolenti, anche a seguito delle leggi vigenti, chi comanda in un comune è il Sindaco. A questo punto, dopo 10 anni di Consiglio Regionale, tre anni di amministrazione diretta (e due e mezzo indiretta avendo prima indicato e sostenuto il precedente sindaco sempre di centrosinistra) sarebbe opportuno che il sindaco Mario Bruno spiegasse alla città perchè su questi temi Alghero è ancora nella palude. Uno su tutti il Porto, ma non solo, infatti basta pensare al Puc. Documento pronto, anche questo già da anni, che ha visto, invece, l’ennesimo passaggio-pantomima in Aula, delle linee-guida. Nel frattempo nei pochi terreni cittadini ancora liberi si continua a costruire, mentre agro e soprattutto zone F, ovvero quelle turistiche, vedono tutto fermo e nessuna creazione di servizi e soprattutto di nuovi hotel. Strutture ricettive che sarebbero indispensabili anche per far sviluppare nuovi flussi turistici e dunque collegamenti aerei.

Stesso discorso, ma che ha i tratti veramente del “libro giallo”, è sul Porto. Anche in questo caso, da almeno tre anni, in Regione giacciono prima il progetto di Marine di Alghero poi quello del Consorzio, eppure, nonostante sia trascorso tutto questo tempo, da Cagliari (infatti la questione è di competenza diretta della Regione) hanno azzerato tutto: nessuno dei progetti ha l’interesse pubblico. Una risposta assurda e già da se contestabile. Ma, qualcosa anche nel Capo di Sotto, è accaduto. Infatti è evidente a tutti che la riqualificazione di tale infrastruttura è un passaggio obbligato, ma che, per motivi diversi, anche forse per calcoli strettamente personalistici, non trova tutti d’accordo. L’iter è stato gestito da da due assessorati nelle persone di Maninchedda (Partito dei Sardi e dunque pare di alcuni attuali consiglieri comunali di maggioranza) ed Erriu (Pd). In entrambi i casi non è chiaro come sia stato possibile vedere arenarsi l’iter. Eppure si tratta di esponenti che, dalla mattina alla sera, parlano di creare occasioni di sviluppo per la Sardegna. Ed inoltre, ciò che maggiormente sorprende, sono, per motivi diversi, “vicini” a Bruno. Eppure niente, porta in faccia agli algheresi. Un colpo, forse definitivo, alle speranze di crescita dello scalo marittimo. Ma, come spesso in Italia, quando la politica non decide, intervengono organismi terzi (come forse accadrà anche in questo caso) oppure scadenze temporali, infatti del 2020 con la messa in vendita delle concessioni che, giova ricordarlo, non sono di proprietà privata, ma appartengono al demanio. Pare che adesso al Comune venga affidata la realizzazione delle linee guida e poi su queste si fare il Piano Regolatore e la conseguente riassegnazione al progetto migliore. Probabile che la Regione faccia un altro bando oppure attenda le mosse dell’ente pubblico che, visti i tempi, saranno gestite dalla prossima amministrazione.

Ma a parte queste previsioni, giuste o meno, ripetiamo, è da comprendere come mai in questi tre anni di amministrazione di centrosinsitra più Udc il governo cittadino e ancora di più il Consiglio Comunale non si siano espressi con una mozione, ordine del giorno o altro atto per sollecitare la Giunta Pigliaru a dare una risposta entro i termini di legge ovvero tre mesi. Invece sono trascorsi più di due anni. Perchè Bruno, solerte a far comunicare ogni suo battito d’ali e della sua compagine, non abbia concentrato le forze da esponente regionale del centrosinistra per “portare a casa il risultato” e dunque già vedere avviato il progetto di realizzazione del nuovo porto. Un’iniziativa che, in accordo con gli attuali concessionari e coloro che avrebbero fatto l’opera, avrebbe già portato giovamento i termini di sviluppo, flussi turistici, entrate dirette e indotto, tanto da fermare la drammatica perdita di posti di lavoro e dare qualche speranza per il futuro. Invece niente. Tutto è fermo. Anzi le lancette dell’orologio sono state riportate indietro, almeno di tre anni. Bruno, a detta di tutti, ha vinto le elezioni, un margine di circa 2.000 voti sul centrodestra, per cercare di risolvere e affrontare (come da campagna elettorale) i grandi temi, tra cui quello del porto e non svolgere l’ordinarietà di un “commissario regionale” che, in molti, a quanto pare, oramai preferirebbero.

Nella foto il Presidente Pigliaru e il sindaco Bruno

S.I.