La Sardegna sta scomparendo

ALGHERO – “La Sardegna sta scomparendo”. Un’affermazione apparentemente forte, dura, forse esagerata, ma, purtroppo, dati alla mano, reale. 1700 giovani ogni anno lasciano l’isola, la disoccupazione è quasi al 60% e la popolazione è in drastica diminuzione, un milione e 648mila residenti nell’isola a fine 2017, 4.835 in meno rispetto all’anno precedente. E non basta neanche la presenza straniera ha invertire il trend: questa infatti è ancora molto esigua (poco più di 50mila residenti, il 3% della popolazione, contro il 4% del Mezzogiorno e l’8% medio italiano); inoltre, restano ancora molto consistenti i flussi in uscita verso le altre regioni italiane (circa 1.700 unità all’anno), costituiti in prevalenza da giovani che lasciano l’isola per completare gli studi o cercare lavoro nelle regioni del Centro-Nord.

Uno scenario apocalittico, messo in evidenza da uno studio della ricerca della Cna Sardegna, che dovrebbe essere al primo posto dell’agenda politica di tutte le forze e gli esponenti in campo. E, come visto, non basta neanche la malsana idea del ripopolamento con gli immigrati per ingenerare un cambio di rotta. Del resto, come racconta la storia, se un territorio non genera benessere, è impossibile creare un giusta integrazione e dunque crescita tra popolazioni indigenti e stranieri. Un monito per tutti coloro che sparano riflessioni assurde volte a rassegnarsi alla drastica diminuzione della popolazione sarda a favore degli arrivi di disperati dall’Africa.

All’origine del calo demografico regionale – rivela la ricerca della Cna Sardegna – vi è il deciso deterioramento del bilancio naturale, caratterizzato da una sensibile riduzione delle nascite. Per il 2017 l’Istat stima 10.400 nascite (-1,2%) e un saldo naturale che passa da meno 5.616 del 2016 ad un valore stimato per il 2017 di 6.300 (+12,2%). D’altra parte in Sardegna l’età media delle donne al momento del parto è pari a 32,4 anni, notevolmente maggiore del valore nazionale (31,8 anni) e anche il numero medio di figli (1,09) è inferiore al dato nazionale (1,34) e del Mezzogiorno (1,30) che, in ogni caso, sono pari a quasi la metà del livello di sostituzione generazionale (2,4). Sempre più drammatica la situazione giovanile: nel 2016 il tasso di disoccupazione giovanile ha infatti toccato il 56,3%, quota assai maggiore del dato nazionale, 37,8%, e del Mezzogiorno 51,7%.

Al primo gennaio 2018 in Sardegna gli anziani al di sopra dei 64 anni rappresentano il 23,2% della popolazione complessiva: in Italia la quota è del 22,6% e del 20,8% nel Mezzogiorno. L’età media della popolazione è di 46,4 anni, in Italia è di 45,2 e di 44 nel Mezzogiorno; l’indice di vecchiaia, che esprime il rapporto tra anziani e giovani, conta oltre 200 ultrasessantacinquenni ogni 100 ragazzi con meno di 15 anni, in Italia il rapporto è di 169 e di 153 nel Mezzogiorno. E’ evidente che, senza un immediato cambio di rotta, realizzato con grandi investimenti pubblici e privati volti a creare condizioni di sviluppo e crescita, e dunque migliaia di posti di lavoro, la Sardegna diventerà un luogo utile solo all’ambientalismo contemplativo. Bella, ma vuota e dunque morta.

Nella foto una il centro di Sassari

S.I.