G7 Trasporti: grande presa in giro

CAGLIARI – “Si è concluso da qualche giorno il summit del G7 trasporti ed è tempo di bilanci sull’operato di una classe dirigente subalterna e sempre più scollata dalla realtà e sempre meno interessata a risolvere le grandi questioni sociali che interessano l’isola. Sapevamo che il summit internazionale sui trasporti sarebbe stata l’ennesima vetrina per i potenti con nessuna vera intenzione di risolvere le criticità della Sardegna, sempre più isolata rispetto ai collegamenti esterni e attraversata da una rete stradale e ferroviaria del tutto inadeguata a soddisfare le esigenze di mobilità dei Sardi”. Cosi il Fronte Indipendentista Unidu sul vertice internazionale riguardante i trasporti.

“Oggi il nord e il sud dell’Isola sono collegati da una superstrada che per circa metà del suo tracciato si presenta in condizioni di manutenzione disastrose, creando per chiunque la percorre delle situazioni costanti di pericolo. Diverse sono le opere incompiute che impediscono gli spostamenti da una parte all’altra della Sardegna. Una su tutte la Sassari-Olbia, costellata di croci e di promesse di vari esponenti della classe politica centralista che si susseguono da circa un decennio tra arresti per mafia ed interruzioni dei lavori dovuti all’incapacità di portare a termine un’opera, giunta oggi ad appena metà del suo tracciato, nell’interesse della collettività. L’ultima promessa ci arriva proprio dal ministro Del Rio, che in occasione del summit, non ha trovato altri argomenti riguardanti i trasporti, il diritto alla mobilità e le pari opportunità da garantire alla Sardegna rispetto agli altri territori”.

“Nessuna valutazione sull’inefficiente rete ferroviaria sarda che si snoda quasi esclusivamente su monorotaia con treni (la maggior parte alimentati a gasolio) che non superano i 70km orari. Tali condizioni di disparità e arretratezza dovrebbero spalancare gli occhi dei sardi, specialmente quando la Regione annuncia investimenti per la realizzazione di progetti avveniristici come l’ipertunnel supersonico che dovrebbe collegare Cagliari a Bastia in venti minuti, salvo poi rendersi conto che i tempi di percorrenza della tratta ferroviaria Cagliari-Sassari, con l’impiego dei treni superveloci acquistati dalla Spagna, costati la bellezza di 78milioni di euro, sono di tre ore, con un risparmio di appena 20 minuti rispetto alle vecchie motrici”.

“Ricordiamo che, a partire dal 1956, secondo la semplice logica del profitto che considera secondaria la certezza dell’erogazione dei servizi per i cittadini, la progressiva chiusura di tratti di strada ferrata per il trasporto civile avrebbe richiesto un taglio dei costi in favore del trasporto su gomma considerato più economico, il quale non si è tradotto, però, in un miglioramento dei servizi. Ancora oggi, invece di grossi investimenti regionali in virtù di una maggiore popolazione sarda rispetto a quella di sessant’anni fa che risponderebbe ad un maggior bacino di utenza, assistiamo a diminuzioni di corse giornaliere, tagli sul personale, sparizione di collegamenti ferroviari, che contribuiscono paradossalmente allo spopolamento delle nostre comunità, al senso di isolamento e alla dispersione scolastica”.

“O ancora, l’annuncio, giunto il giorno precedente al summit, dell’investimento da 15 milioni di euro per la mobilità elettrica presentato in pompa magna da Pigliaru proprio all’apertura del G7, investimento che consentirà di realizzare un’infrastrutturazione diffusa per i veicoli elettrici. Ci sarebbe da rallegrarsi di simili iniziative se la Sardegna fosse dotata di un piano di infrastrutture tali da consentire di ottenere reali traguardi in termini di incentivo alla mobilità sostenibile ma, per come stanno oggi le cose, anche questa si presenta come l’ennesima operazione speculativa a danno dei sardi, i quali fra tre anni si ritroveranno opere inutilizzabili, sostituite da innovazioni più recenti, per il solo fatto che si impiegano milioni per avviare progetti che andrebbero realizzati dopo aver risolto le attuali criticità legate ad una sostanziale assenza di infrastrutture stradali e ferroviarie efficienti in tutta l’isola. È come se si volesse costruire una casa partendo dal tetto anziché dalle fondamenta. Un sistema affaristico collaudato dalla politica coloniale per favorire appalti e alimentare il sottobosco clientelare attraverso il quale negli anni il PD ha costruito il suo impero di potere”.

“I nostri politici non hanno perso occasione per mettersi in posa davanti a telecamere e fotografi, per conquistare il loro minuto di celebrità al fianco dei potenti della terra, ma non una sola richiesta di maggiori diritti e dignità è scaturita dalla loro bocca. Persino l’accordo tra Sardegna, Baleari e Corsica non è nient’altro che una richiesta di finanziamenti pubblici tesi ad assicurare un aumento del flusso di passeggeri in entrata nei periodi di bassa stagione. Nulla che possa, neppure in minima parte, risolvere le questioni legale alla mobilità dei sardi, i cui spostamenti sono resi difficili dall’assenza di collegamenti, dagli elevati costi dei trasporti marittimi e dalla riduzione delle tratte aree dopo il dimensionamento della compagnia irlandese Ryanair e il conseguente declino dell’aeroporto di Alghero, le cui conseguenze si ripercuotono sull’economia di tutto il nord ovest dell’Isola”.

Esplicativo il fatto che il summit si sia aperto a bordo della Tirrenia, una compagnia che ogni anno incassa 73 milioni di euro dallo Stato italiano senza assicurare alcuna continuità di collegamento. Si tratta di precise scelte politiche tese ad assicurare un regime di oligopolio per quanto concerne i trasporti marittimi e non devono sorprendere quindi gli annunci, puntualmente disattesi, di riduzione dei costi dei biglietti e di revisione dei contratti di servizio. L’armatore Onorato gode di un potere economico incontrastato e di appoggi politici consolidati, tanto da potersi concedere il lusso di ingannare e illudere i sardi attraverso proclami e promesse del tutto inattendibili, basti ricordare che l’anno scorso, nell’ambito dei lavori de “La Leopolda”, la kermesse renziana, aveva annunciato la riduzione del costo dei trasporti per i sardi, affermando che ci sarebbero state tratte navali al costo di 14 euro. Promessa puntualmente non mantenuta.

“La delicata questione dei trasporti sardi si lega agli interessi delle compagnie aree Meridiana e Alitalia. Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi anni ad opera dell’azione di governo del prof. Pigliaru e dell’assessore Deiana è stato un piano predeterminato che ha volutamente trascinato la Sardegna indietro di vent’anni, in una condizione di isolamento divenuta ormai insostenibile, allo scopo di intercettare i finanziamenti utili al salvataggio di Meridiana e Alitalia da parte degli sceicchi arabi. Operazioni politiche decise fuori dall’Isola ma a cui tutta la classe politica sarda si è allineata, esponendoci in tal modo ad una doppia dipendenza, quella dallo Stato italiano e quella degli sceicchi arabi, in particolare dei sovrani del Qatar i quali, in cambio di investimenti cospicui sui trasporti (oltre che sulla sanità), puntano a creare un impero immobiliare sulle coste del nord est dell’Isola”.

Il Fronte Indipendentista Unidu trae pertanto un bilancio negativo del G7 nella piena consapevolezza che non siano questi i contesti nei quali richiedere maggiore dignità e maggiore libertà di scelta e che i popoli e le Nazioni senza Stato come la Sardegna, debbano invece boicottare l’incontro dei potenti della Terra, i quali decidono abusivamente le sorti delle aree più povere e periferiche sulla base degli interessi egoistici delle aree più ricche ed influenti del globo”.

“L’attuale classe dirigente sarda ha ormai definitivamente abdicato al suo ruolo di rappresentanza del popolo sardo, ha fatto carta straccia di quel poco di autonomia concessa e si è posta completamente al servizio degli ordini impartiti da Roma, prestandosi ad una farsa che in Sardegna assume sempre di più i tratti di una tragicommedia. Il Fronte Indipendentista Unidu individua come decisiva, per lo sviluppo socio-economico della Sardegna, l’acquisizione di pieni poteri che consentano di mettere in atto un concreto piano di infrastrutture indirizzate a creare le condizioni per una efficiente mobilità per tutti i suoi abitanti”.