Dopo il voto, battaglia per i sardi

CAGLIARI – “I Riformatori sono lealmente e convintamente nella coalizione di centrodestra. Dopo le elezioni regionali, però, la nuova maggioranza assieme alla nuova opposizione, con le forze sociali e l’intero popolo sardo, dovranno far ripartire una vertenza che, per essere vinta, dovrà necessariamente essere la battaglia di tutta l’Isola, al di là degli schieramenti”. Lo sottolineano i Riformatori in una lettera appello, anzi una sorta di “Manifesto della Sardegna Unita” rivolto a tutte le forze politiche dell’Isola. A firmarlo Pietrino Fois, Michele Cossa, Attilio Dedoni, Luigi Crisponi e Alfonso Marras.

«Si avvicinano le elezioni regionali e –come è normale- ciascuno di noi legittimamente partecipa con determinazione alla costruzione del progetto di governo del proprio schieramento politico, nella convinzione di mettere a disposizione della Sardegna lo strumento che possa darle nuova speranza e dignità». Ma, aggiungono i Riformatori, «pur consapevoli delle tante diversità che ci rendono avversari leali nella prossima competizione elettorale», dopo il voto per alcune questioni importanti sarà necessaria, «un’alleanza oltre i confini degli schieramenti, di interesse di tutti i sardi». Non ovviamente un’alleanza di governo, ma un patto che veda tutta la Sardegna impegnata su temi decisivi per l’Isola. «Se fossero da tutti condivisi, crediamo che sia una cosa buona sottrarli alle polemiche e all’animosità della campagna elettorale, trasmettendo ai sardi la certezza che –qualunque sia il risultato elettorale- ci sono comunque battaglie che combatteremo tutti insieme perché sappiamo che non sono di parte e –soltanto tutti insieme- potremmo avere la speranza di vincere davvero».

Gli obiettivi, spiegano i Riformatori, sono tre: l’insularità, le accise e, infine, identità e qualità. Sull’insularità, «i sardi chiedono di avere pari diritti di cittadinanza rispetto a tutti gli altri italiani. E’ finito il tempo dell’assistenzialismo e delle elemosine di Stato. Serve invece la misurazione e la compensazione dei gap infrastrutturali (trasporti, energia, reti tecnologiche, alta formazione, sanità, fiscalità di vantaggio), legate allo svantaggio dell’insularità. I sardi chiedono uguaglianza di punti di partenza per poter finalmente dimostrare “se e quanto valiamo”. E la strada per raggiungere il traguardo è segnata: in Parlamento è depositata la iniziativa sarda di riforma della Costituzione italiana».

Sulle accise, «bisogna ripartire dalla norma della legge Finanziaria per il 2014 che ci assegnava 1 miliardo di euro. Lo Stato impugnò la norma, che non venne difesa dalla Giunta Pigliaru davanti alla Corte Costituzionale». Infine, identità e qualità. «La Sardegna ha bisogno di riconoscersi in un’identità da nazione senza stato, che permetta di valorizzare la sua storia, le sue tradizioni, i suoi valori, le sue ricchezze ambientali. È arrivato il momento di trasformare questa nostra identità –in cui tutti ci riconosciamo- nel valore aggiunto comunicativo ed economico che ci consenta di presentare e di rendere immediatamente percepibile al resto mondo, l’unicità del “sistema Sardegna”».

Nella foto un incontro dei Riformatori Sardi

S.I.